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Falsi autotrasportatori, ma ladri veri: ecco le intercettazioni che li smascherano

“Mi sono appropriato della merce e l’ho venduta. Il carico non sarà consegnato”. “Ho preso il carico. Sa, la fame ci dà problemi e mi sto organizzando in questo modo per fare qualcosa nella mia vita”. Retroscena sconcertanti nell’ambito dell’inchiesta “Ghost truck”, che ha portato i carabinieri di Como a smantellare un’organizzazione di finti autotrasportatori. La banda, che aveva sede tra Napoli e Salerno, in poco più di tre anni ha truffato almeno sessanta aziende in Italia e all’estero e rubato carichi per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro. Dieci le ordinanze di custodia cautelare eseguite.
L’inchiesta è scattata dopo la denuncia di un’azienda di autotrasporti lariana che, nel 2011, ha denunciato il furto di bobine di teli di plastica per un valore di 230mila euro. L’indagine è stata effettuata dai carabinieri di Como in collaborazione con la sezione di polizia giudiziaria della procura di Nocera Inferiore. Gli “autotrasportatori fantasma” sono riusciti a rubare merci di ogni tipo, dai generi alimentari – olio, pomodori, zucchero – ai detersivi, dalla plastica agli elettrodomestici. Per aggiudicarsi i carichi, i sedicenti autotrasportatori sfruttavano le credenziali di aziende reali, ottenendo illecitamente i dati. Una volta ottenuto l’incarico, caricavano la merce su camion e poi, dopo aver iniziato il viaggio, cambiavano percorso e facevano sparire la merce, che veniva poi rivenduta. Per sfuggire ai controlli, l’organizzazione scambiava le targhe e utilizzava appositi apparecchi per neutralizzate gli allarmi Gps.
Le intercettazioni dei carabinieri di Como dimostrano come, in qualche caso, le vittime ricevevano anche telefonate beffa. “Ci ha chiamati il nostro cliente della Romania. Non risulta consegnata la merce caricata sul vostro automezzo”, dice uno dei truffati. “Sì, lo so. Ci siamo appropriati noi della merce, però questa è una cosa che a voi non interessa. Fate le persone serie, dite che non vi risponde nessuno”, è la risposta. “Ma lei non lo può fare, non può appropriarsi di merce che non è sua”, riprende la vittima. “Ah, davvero!”, dice in tono sarcastico uno dei componenti della banda.

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