Elitario e poco redditizio. Il Tgv, il treno ad alta velocità francese, “perde colpi”, come scrive Le Figaro, e finisce nel mirino della Corte dei Conti. “La scelta sistematica dell’alta velocità ferroviaria”, sentenzia la Corte dei Conti, “ha portato a un sistema poco coerente dove i convogli di Tgv collegano 230 destinazioni e passano il 40 per cento del loro tempo sulle linee normali”. Cioè quelle usate dagli altri treni. Secondo la Corte dei Conti, i Tgv dovrebbero invece collegare meno stazioni sulle loro rotaie speciali e circolare meno sulle tratte normali.
“La buona immagine conquistata dell’alta velocità non deve occultare i limiti del suo successo né le loro conseguenze sul resto del sistema ferroviario”, sostiene il presidente dell’alta istituzione, Didier Migaud. “La scelta attuale verte sistematicamente sul lancio di progetti di linee a alta velocità anche quando non rispondono a criteri razionali”. E conclude: “Il modello francese dell’alta velocità ferroviaria ha un costo troppo elevato rispetto alle risorse pubbliche ormai disponibili”. Per il futuro, ammonisce la Corte, il comparto pubblico dovrà ”adottare un’attitudine realistica e razionale”. Mentre il Tgv, inaugurato nel 1981, è diventato un mezzo di trasporto “elitario”, i suoi viaggiatori appartengono “in gran parte alle categorie di popolazione con i redditi più elevati”. Le cifre parlano chiaro: il Tgv non è più redditizio come una volta. Per la Corte dei Conti l’aumento del fatturato tra il 2002 e il 2012 è dovuto più all’aumento del prezzo del biglietto che al numero dei viaggiatori. E da allora non ha fatto che diminuire da 4,9 miliardi di euro nel 2012 a 4,7 miliardi di euro nel 2013, con una tendenza al ribasso anche nel 2014. Secondo la direzione della Sncf, l’azienda ferroviaria, il lavoro della Corte dei conti verte principalmente sulla “decisione di costruire linee ad alta velocità”, elemento che “non riguarda la Sncf ma i governi e i poteri politici locali”. Nei giorni scorsi, il premier Manuel Valls, ha invece ribadito il suo appoggio alla Torino-Lione, definendolo un progetto “indispensabile”. “Dobbiamo unire in modo completo l’Italia del nord, prima regione industriale d’Europa, alla Francia”, ha insistito il capo del governo. Proprio mentre Francia e Italia depositano un dossier congiunto per ottenere maggiori sovvenzioni dall’Europa.