Chi può permetterselo – e sono pochi visto che le immatricolazioni nel 2013 sono diminuite del 7,1 per cento – compra un’auto piccola. City car e utilitarie rappresentano ormai il 60 per cento del mercato. Il dato emerge dal nuovo Book Unrae, l’analisi realizzata dal Centro studi dell’associazione delle case estere. Quasi un’auto su 5 (19,1 per cento) acquistata in Italia durante l’anno scorso appartiene al segmento A delle city car, le cui vendite hanno registrato un calo in linea con quello del mercato (-7,2 per cento), mentre quattro italiani su 10 (41 per cento) hanno comprato un’utilitaria, rendendo il segmento B l’unico a crescere in volumi (+0,4 per cento).
Per i segmenti superiori è crisi nera. Le auto medie del segmento C sono passate dal 26,2 al 25,3 per cento del mercato, con un calo di vendite superiore alla media (-10,5 per cento). È andata peggio alle auto medie superiori del segmento D, la cui quota è scesa dal 14,2 al 12,3 per cento per effetto di una contrazione delle consegne pari al 19,5 per cento. Le immatricolazioni di veicoli del segmento E sono scese del 16,3 per cento e la loro marketshare è passata dal 2,3 al 2,1 per cento; le auto di lusso del segmento F hanno subito una flessione delle vendite pari al 10,5 per cento, mentre la loro quota di mercato è rimasta stabile allo 0,2 per cento. Il calo di dimensioni ha però un effetto positivo sulle emissioni medie di CO2, che nel 2013 sono passate da 126,3 a 120,9 g/km. Il calo interessa però solo le nuove immatricolazioni, cioè 1,3 milioni di auto sui poco meno di 37 milioni di veicoli che circolano sulle strade italiane e che hanno in media un’anzianità di 10 anni. Oltre 10 milioni di auto, il 28,9 per cento del totale, hanno ancora livelli di emissione inferiori all’Euro 3.