Non si può dire che il mercato dell’auto sia in salute, ma di certo sta meglio di quello dei quotidiani e così Fiat, tradizionalmente legata a Rcs e al Corriere della Sera, oltre che alla Stampa di Torino, ha acquistato altri 10,7 milioni di diritti di opzione sull’aumento di capitale di Rcs, la holding che controlla il Corsera. “Questo significa che dopo l’aumento il gruppo del Lingotto possiederà 32,1 milioni di azioni Rcs, rafforzando notevolmente la presa sulla società editoriale diventandone il primo azionista, come si legge sul sito adginforma.it. A seguito di queste operazioni, al termine dell’aumento di capitale Rcs, nel caso in cui lo stesso risulti integralmente sottoscritto, la partecipazione di Fiat al capitale sociale ordinario del gruppo sarà pari al 20,135 per cento, quasi raddoppiando le azioni detenute attualmente che sono oltre 11 milioni, corrispondenti al 10,497 per cento del capitale ordinario della società. Fiat si è impegnata a sottoscrivere la quota di propria pertinenza dell’aumento di capitale in azioni ordinarie deliberato dall’assemblea straordinaria Rcs lo scorso 30 maggio, per un totale di 34.608.429 azioni ordinarie e a acquistare ulteriori diritti di opzione offerti da altri partecipanti al Patto di sindacato Rcs necessari alla sottoscrizione di 9.082.788 azioni. In assenza di altri colpi di scena, Fiat scavalcherà in Rcs la posizione di Mediobanca, oggi al 14 per cento (l’istituto sottoscriverà pro quota ma ha già annunciato l’intenzione di cedere la partecipazione nell’arco prossimo triennio). L’aumento di azioni del Corriere da parte del Lingotto ha suscitato polemiche nel mondo politico. Sandro Bondi, coordinatore nazionale del Pdl, ha commentato: ”il fatto che Fiat sia diventata il primo e principale azionista del Corriere della Sera, dopo che possiede già il 100 per cento del quotidiano La Stampa, dovrebbe suscitare più di un interrogativo. Oltre a una evidente concentrazione dei principali mezzi di comunicazione, è lecito chiedersi perché la Fiat, che lesina investimenti già annunciati nell’industria automobilistica italiana, sia così pronta a investimenti nel settore dell’editoria, un settore che dovrebbe sempre di più essere lasciato nelle mani di chi si occupa principalmente di editoria”.