“Un libro denso e completo”, ha sottolineato Paolucci , “che ha per titolo un ossimoro, inquietudine e fede, quando la fede dovrebbe essere fermezza incrollabile”. E certamente la conversione è un viaggio attraverso mistero e ragione. Paradigma di tale percorso il film di Salvatore Nocita, nato dalle riflessioni contenute nel libro, La strada di Paolo, presentato all’ultimo Festival di Roma e che andrà in onda su RaiUno a fine agosto, che racconta dell’esperienza dell’autotrasportatore Paolo, diretto per lavoro in Terra Santa, e dell’incontro inaspettato con il fascino mistico di quella terra. “L’inquietudine di Paolo camionista”, ha detto Dario Edoardo Viganò, autore dell’introduzione e presidente FedS, “rappresenta l’essere in cammino del pellegrino, che è tipico di un’antropologia cristiana. L’uomo Gesù era sempre in cammino, come anche Paolo di Tarso. Non radicarsi è struttura costitutiva dell’essere cristiano”. La tematica del viaggio conduce inevitabilmente all’incontro: “Il cinema ci aiuta a raccontarci”, ha proseguito Viganò, ” e rieduca alle modalità del racconto che permette di assumere con più forza la nostra identità e maggior rispetto affinché l’altro rimanga altro, sapendo che il dialogo si dà solo nella distanza, così come i ponti si fanno solo se c’è una distanza da colmare”. La strada cinematografica di Paolo l’ha percorsa anche chi di chilometri se ne intende. La Fai Service, infatti, ha creduto e supportato il progetto: “I privati devono investire nel cinema”, ha detto Doriano Bendotti, membro del Cda Fai Service, “perché nulla meglio del cinema può aprire gli orizzonti spingendo la gente a fare delle riflessioni necessarie in questo momento”. Per Francis Cosio, direttore generale di Fai Service, “la scelta di produrre il film è stata una sfida, ma anche un’occasione per riscoprire il valore dell’uomo ora che si è perso il senso del vivere”. Scommessa che hanno accolto anche Nicola Salvi e Elisabetta Sola, amministratori di Officina della Comunicazione, una piccola società di comunicazione che ha prodotto la pellicola: “I nostri compagni di viaggio hanno avuto fede in noi anche quando abbiamo deciso di griare in Israele e Palestina, luoghi non facili. Siamo stati seguiti da una stella che ci ha acccompagnato anche dopo, affinché il film potesse avere la visibilità che merita”.