Ma per raggiungerlo occorre cambiare passo e fare il più in fretta possibile, anche per rispondere all’iniziativa messa in campo dai governi dei Paesi del Nord Africa che si affacciano sul Mediterraneo con l’ambizione di intercettare le merci che entrano attraverso il canale di Suez. Gli investimenti decisi (entro il 2015 altri 8 miliardi verranno investiti) e le certezze fornite agli investitori dai Paesi nordafricani stanno dando i frutti: uno studio di Assoporti dimostra che i traffici nei porti della sponda sud del Mediterraneo hanno incrementato la quota di mercato dal 18 al 30 per cento, mentre i porti italiani nel transhipment, ovvero nel trasferimento di carico da una nave all’altra, sono scesi dal 28 al 16 per cento. Un’analisi delle performance di alcuni hub può aiutare a capire quali rotte strategiche seguire e quali abbandonare: Gioia Tauro e Algeciras hanno perso il 4 e il 10 per cento; Damietta nel 2011 il 38 per cento. Solo colpa del calo dei traffici? No, visto che Port Said, Malta e Valencia hanno aumentato i loro volumi del 134, del 79 e del 66 per cento. Le cause riguardano scelte e decisioni. Scelte che non possono non tenere conto di realtà come quella rappresentata dal “caso Ikea”, azienda che dopo aver deciso di portare in Italia la gestione logistica, ora sembra puntare sui porti di Rotterdam o Le Havre. Per i responsabili della logistica del colosso svedese i tempi di sdoganamento dello scalo genovese, ritenuto il più efficiente del Paese, sono lunghissimi: container fermi nove giorni, un’eternità se paragonati ai tre giorni, al massimo, necessari per svolgere le medesime operazioni in altri porti. Una soluzione per non perdere simili occasioni c’è: lo sportello unico, puntualmente chiesto da Confcommercio. Una soluzione da adottare in fretta perché il tempo gioca a nostro sfavore.
Paolo Uggè