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Autotrasporto, la crisi del Friuli Venezia Giulia: “Rischiamo il collasso”

Continuando così si rischia il collasso. È questo il grido di allarme che hanno lanciato gli autotrasportatori del Friuli Venezia Giulia ai parlamentari Ivano Strizzolo, Ettore Rosato, Carlo Pegorer e Flavio Pertoldi nel corso di un incontro. La situazione nel Friuli Venezia Giulia è decisamente preoccupante. Come denunciano le imprese, in questa regione si assiste a un tasso medio di cessazioni di attività di circa il 21 per cento rispetto al 14 per cento nazionale. Nel mirino degli autotrasportatori friulani i pochi e inefficaci controlli sui mezzi stranieri. Ma non solo. 

Gli autotrasportatori, rappresentati nell’incontro da Pierino Chiandussi (Confartigianato), Bernardino Ceccarelli (Api), Davide Interbartolo (Fai), Gabriele Brun (Cna) e Alessandro Fanutti (Confindustria), sono preoccupati anche per il costo del gasolio e per i differenti controlli a cui vengono sottoposti autotrasportatori italiani e stranieri. “Quando, per esempio, viene accertato uno sforamento delle ore di guida”, spiega Pierino Chiandussi sul Messaggero Veneto, “per un autista italiano c’è un trattamento, ovvero gli ispettori del lavoro si recano nell’azienda per controllare i dischi di un anno, mentre l’autotrasportatore straniero se la cava con una sanzione di pochi euro. E poi ricomincia a lavorare come prima, bruciando il mercato”. Gli autotrasportatori hanno chiesto anche garanzie per il completamento della terza corsia dell’A4 e l’applicazione della clausola di salvaguardia per il cabotaggio. Norme che servirebbero per bloccare quella che può essere definita un’emorragia. Negli ultimi quattro anni, spiega il Messaggero Veneto, in Friuli Venezia Giulia hanno chiuso 750 aziende, di cui 450 in due anni, con la scomparsa di duemila posti di lavoro.

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