Sempre per De Benedetti, Passera sbarca nel mondo dell’editoria diventando prima direttore generale della Mondadori e poi vicepresidente e amministratore delegato del Gruppo Espresso-Repubblica. In quelle vesti – è l’inizio degli anni Novanta – si trova a fronteggiare proprio Silvio Berlusconi sul lodo Mondadori. Dal 1992 al 1996 è amministratore delegato di Olivetti nel periodo della grande ristrutturazione dell’informatica e dell’avvio di Omnitel e di Infostrada nel mondo della telefonia. Lascia Ivrea nel 1996 per diventare amministratore delegato dell’Ambroveneto al fianco di Bazoli, che per la nuova banca punta su un manager con esperienze nel mondo dell’industria. Quando però va in porto l’acquisto della Cariplo, la scelta di capo azienda cade su Carlo Salvatori. Passera tenta di mettersi in proprio lanciando un progetto di banca virtuale, ma quell’idea rimane nel cassetto perché proprio in quei giorni arriva la telefonata dell’allora presidente del Consiglio, Romano Prodi che, assieme al ministro del Tesoro dell’epoca, Carlo Azeglio Ciampi, lo sceglie come l’uomo su cui puntare per risanare le disastrate Poste. Passera si rimbocca le maniche – look per lui abituale, come dimostrano le numerose foto che lo ritraggono informalmente in camicia – e trasforma il monolite romano prima in una Spa e poi, grazie anche al piano di impresa da lui pensato e progettato, in un’azienda pronta a fare utili. Proprio sul traguardo torna al timone di una grande banca, Intesa, che poi si unirà al Sanpaolo di Torino. Adesso la sfida politica sotto i riflettori dell’Europa e del mondo intero.
Passera è sposato, ha tre figli e uno in arrivo per i primi mesi del prossimo anno: due dal primo matrimonio, Luigi e Sofia, l’ultima Luce nata poco più di un anno fa dalla seconda moglie Giovanna Salza.