Lo studio si è concentrato sul particolato ultrafine Pm2,5 (particelle con diametro tra 0,1-2,5 nanometri) ossia ben più piccole delle più note Pm10. Le Pm2,5 non vengono ancora misurate dalle centraline presenti in tutte le città d’Italia, ma sono uno dei componenti principali dei fumi e dei gas di scarico dei veicoli a motore e delle produzioni industriali: per ogni aumento di 10 µg (microgrammo, ovvero milionesimo di grammo) per metro cubo d’aria analizzata è stato rilevato un aumento dell’1 per cento della prevalenza di diabete. Questo risultato è stato ottenuto nel 2004 e nel 2005: “Non avevamo i dati sull’esposizione individuale, per cui non possiamo provare la causalità, e non possiamo conoscere esattamente il meccanismo del diabete in questi popoli”, riconosce Brownstein. “Ma l’inquinamento è risultato un predittore significativo in tutti i nostri modelli”. “Abbiamo voluto fare tutto il possibile”, conclude Pearson, “per ridurre i fattori confondenti e garantire la validità dei nostri risultati”.