Anche per questa modalità di trasporto, il punto dolente è la frammentazione aeroportuale, ha detto Riggio, che conta oltre 100 scali complessivi, evidenziando che “l’85 per cento del traffico si concentra solo in 15 aeroporti. Noi proponiamo un riordino, non imperativo, che stabilisca quali sono quelli strategici, quali quelli complementari e quelli senza possibilità di sviluppo. Questo per riorientare al meglio gli investimenti pubblici nell’intermodalità”. Nel documento di pianificazione trasmesso al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nei mesi scorsi, Enac individua 14 scali strategici e 15 supplementari. Sommando questi numeri all’entità degli scali di “seconda fascia”, il totale è 47: Enac si propone di razionalizzare il sistema riducendo il tutto a 37 strutture. “Le Regioni se vogliono nuovi aeroporti se li paghino, è finita l’epoca in cui a pagare è lo Stato. Noi”, ha proseguito Riggio, “abbiamo il dovere istituzionale di dire agli investitori privati quali sono gli scali su cui investire perché hanno possibilità di sviluppo. Questo naturalmente implica che non si facciano nuovi aeroporti. Il nostro obiettivo è, restringendo il campo e dando certezze normative sulle tariffe, di raddoppiare il traffico nei prossimi 10-15 anni. I contratti di programma”, ha concluso, “hanno finora coperto quasi tutti gli scali medi e siamo vicini a chiudere anche per con le società che gestiscono gli scali di Roma e Milano”.