“Che sia l’abitudine, che sia una mancanza di cultura del mezzo pubblico e della tutela dell’aria, che sia la mancanza di fiducia verso il trasporto pubblico con municipalizzate spesso in rosso e personale ridotto all’osso, che sia la pericolosità delle strade e la scarsità di piste ciclabili che frena l’uso delle biciclette da parte dei cittadini. Che sia tutto questo o una parte, ma a oggi l’Ecopass non ha minimamente sfiorato l’obiettivo per cui è nato. Insomma, si preferisce ancora pagare per inquinare perché non si percepisce la convenienza nel non farlo. Soprattutto, non si pensa all’ambiente come bene comune e chi prova a far passare questo concetto, come le numerose associazioni ambientaliste e non in Italia, viene tacciato di essere un catastrofista, idealista e avverso al progresso tecnologico e alle logiche dell’economia”.
Chi propone un ripensamento del sistema cita l’esempio di Londra che applica un pedaggio simile, ma volto a ridurre il congestionamento del traffico, e non il livello d’inquinamento nell’aria. La differenza è sensibile in teoria in quanto si tratta, sempre e comunque, di un pedaggio per entrare nel centro cittadino; in pratica, Londra ha visto diminuire il traffico grazie al reale investimento nel trasporto pubblico che ha permesso di potenziare la flotta di autobus e treni metropolitani. Senza contare che proprio lo spostamento all’interno della città utilizzando la Tube fa parte della cultura londinese da più di un secolo (fu inaugurata nel 1863).
“Se la cultura ambientale non è una caratteristica della politica e dei cittadini italiani”, aggiunge La Voce d’Italia, “sicuramente lo è la furbizia; nel 2003, infatti, fu sperimentato per 6 mesi a Genova un sistema di pedaggio per l’ingresso nel centro cittadino con l’ausilio di quasi 200 volontari, i quali nella maggior parte scelsero strade alternative per eludere la sorveglianza delle videocamere poste all’ingresso del centro. Ci fu, a onor del vero, una diminuzione dei transiti in centro, ma aumentò quello all’esterno: una situazione del tutto simile a quella di Milano, una misura a somma zero”.