La buona notizia è che alcune varietà di piante (in misura di circa 1 ogni 10 metri quadrati) sono in grado di catturare anche l’80 per cento dell’inquinamento presente all’interno delle case e degli uffici, rilasciando al contempo umidità e ossigeno. Questo perché i fattori tossici presenti nell’aria sono assorbiti dalle foglie attraverso minuscole aperture, dette stomi. Grazie a questo processo di metabolismo vegetale, i metalli e gli altri elementi tossici vengono resi inerti, metabolizzate e immagazzinate nelle pareti cellulari.
Una capacità scoperta quasi per caso: negli Anni 60 alcuni ricercatori della Nasa (l’Ente aerospaziale Usa) stavano sperimentando soluzioni per smaltire l’anidride carbonica nelle navicelle spaziali e scoprirono che alcuni vegetali riuscivano ad assorbire molte altre sostanze nocive.
Recentemente i risultati delle ricerche italiane che pongono l’accento sull’importanza delle piante come strumento anti-inquinamento sono stati diffusi nel corso del convegno “Verde e ambiente, un binomio di ampio respiro” organizzato dall’associazione Promogiardinaggio a Milano. Il congresso, moderato da Paolo Ricotti, docente dell’Università Milano-Bicocca e presidente di Planet Life Economy Foundation, si è avvalso dei contributi scientifici di esperti nel settore come Nelson Marmiroli, docente dell’Università di Parma, Giorgio Celli dell’Università di Bologna, l’architetto Paolo De Martin di CasaClima e Francesca Rapparini, del Cnr Istituto di Biometeorologia di Bologna.
“Studi condotti su cinquanta tra le principali piante da appartamento, per testarne la capacità di assorbimento degli inquinanti presenti negli ambienti chiusi, hanno dimostrato che alcune riescono a eliminare sostanze tossiche per l’organismo, quali la formaldeide, lo xilene o il benzene, contenuti nei materiali per l’edilizia e l’arredamento”, spiega Francesca Rapparini, ricercatrice nella sezione di Bologna dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Consiglio nazionale delle ricerche, “le più efficaci, sono la dracena, il filodendro, lo spatifillo e la gerbera, che assorbono più dell’80 per cento di inquinanti indoor. Attive, anche l’aloe, il ciclamino, la begonia e la stella di Natale. Si tratta di specie contraddistinte da due importanti caratteristiche: hanno foglie a superficie larga, in grado quindi di assorbire le polveri sottili e non rilasciano terpeni, elementi dai quali dipende il profumo, ma che reagiscono con gli inquinanti emessi dalle automobili, formando ozono troposferico, dannoso per l’uomo e per l’ambiente”. Anche negli spazi aperti come giardini o strade cittadine, le piante contribuiscono a ridurre gli effetti dello smog assimilando monossido di carbonio, anidride solforosa, biossido d’azoto e polveri sottili e attenuando il rumore del traffico, come dimostrato da uno studio realizzato da ricercatori della Warnell School of Forestry and Natural Resources, in Georgia, in cui è emersa la capacità di un viale alberato di abbattere il 60 per cento dello smog prodotto dalle auto che lo percorrono. Le specie più indicate per depurare l’aria in città sono i platani, i tigli, i pini, le acacie, i cedri, i lecci, le palme, e alberi da siepe come il lauro, il pitosforo e il ligustro.