“Lo smog continua ad essere uno dei problemi ambientali più sentiti dai cittadini e dai media a livello nazionale, soprattutto nei mesi invernali – si legge nel dossier “Il libro bianco sull’inquinamento atmosferico da attività produttive che denuncia il trend degli inquinanti industriali in aumento” – L’aria sempre più irrespirabile e la normativa sempre più stringente sulle polveri sottili (Pm10) hanno imposto a tanti sindaci di ricorrere a provvedimenti d’urgenza, ma di scarsa efficacia, per limitare il traffico privato, anche alla luce dei risultati sempre più preoccupanti forniti dagli studi epidemiologici. E il problema dello smog cittadino da polveri sottili è diventato patrimonio anche dei cittadini meno sensibili ed è riuscito a occupare finalmente le prime pagine dei giornali”.
“Negli ultimi anni si è giustamente parlato molto di Pm10, ma ci si è dimenticati di altri inquinanti che incidono in modo altrettanto pesante sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. Addirittura alcuni di questi hanno un trend in aumento, come rilevato tra il 2006 e il 2007 dall’Ispra, nell’Inventario nazionale delle emissioni in atmosfera, ma questo è avvenuto nella più totale indifferenza dell’opinione pubblica, delle istituzioni e dei media: è il caso degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) (+15,6%), degli ossidi di azoto (NOx) (+7,7%), delle diossine e furani (+6,3%), del cadmio (+5,4%) e del cromo (+3,4%)”.
“La stessa attenzione data al traffico privato – denuncia Legambiente – come causa di inquinamento atmosferico, non è stata prestata ad un’altra fonte altrettanto importante, soprattutto in alcune parti del Paese. Si tratta della fonte industriale, che continua ad essere trascurata e non è ancora diventata nell’immaginario collettivo un problema da affrontare, a parte qualche rara eccezione come avvenuto ad esempio ultimi due anni a Taranto con il suo polo siderurgico”.
“L’industria contribuisce in modo molto sensibile alla Mal’Aria del nostro Paese:
– emette il 26% del Pm10 a livello nazionale (il trasporto su strada incide sul totale per il 22%, anche se il suo contributo in ambito urbano diventa di gran lunga la prima fonte di smog);
– produce addirittura il 79% degli ossidi di zolfo (SOx), ormai insignificanti nel settore dei trasporti grazie alle specifiche sempre più stringenti sulle concentrazioni di zolfo nei carburanti, con l’unica eccezione del trasporto marittimo;
– causa l’emissione del 23% degli ossidi di azoto (NOx), precursore della produzione del Pm10 secondario e dell’ozono, inquinante tipicamente estivo”.