I dati in questione sono stati diffusi da Sita, società specializzata nella fornitura di soluzioni e servizi di comunicazione per l’industria del trasporto aereo, con la sesta edizione del “Baggage Report”.
Dal rapporto emergono anche altri dati: per esempio, che lo smarrimento del bagaglio è costato alle compagnie 2,5 miliardi di dollari solamente per i costi di riconsegna. Le valigie, infatti, vengono quasi sempre ritrovate e riportate ai proprietari entro le 48 ore successive. Ma, a volte, nel 3,4 per cento dei casi, spariscono per sempre.
La prima causa nella perdita dei bagagli è il trasferimento da un aereo all’altro quando c’è un transfer (52 per cento dei casi), mentre la seconda è il mancato carico della valigia nella stiva (16 per cento). Per il 13 per cento incide l’errore nel biglietto o lo scambio del bagaglio, ma le valigie si perdono – o meglio, arrivano in ritardo – anche per errori nel carico-scarico, gestione sbagliata all’aeroporto di arrivo, errori di etichettatura, questioni di sicurezza, situazioni meteo, problemi in dogana o restrizioni di peso e volume.
Ma cosa fanno le compagnie aeree per cautelarsi contro la perdita dei bagagli e fronteggiare le spese di riconsegna? La prima mossa è applicare prezzi molto alti per i bagagli, cercando così di scoraggiare l’imbarco in stiva. È il caso di Ryanair, che a volte applica prezzi per il bagaglio addirittura più alti di quello del biglietto. La compagnia irlandese fa infatti pagare 20,50 dollari per l’imbarco del primo bagaglio e 48 per il secondo. Fanno pagare il primo bagaglio anche Airlines (25 dollari), Continental e Delta (23-25 dollari), United e Us Airways (20-25), Virgin Blue (7,32 con acquisto on line o 18,29 dollari all’aeroporto). Diversa la politica scelta da altre compagnie. Air France, per esempio, imbarca il primo bagaglio gratis, ma il secondo lo fa pagare fino a 50 euro o 50 dollari a seconda del Paese di partenza.