Era stato dato per certo: le imprese di autotrasporto avrebbero potuto usufruire delle riduzioni compensate sui pedaggi autostradali entro il mese di dicembre 2009. Così non è stato, provocando numerose lamentele da parte degli operatori del settore che nelle ultime settimane del 2009 hanno dovuto invece registrare l’incremento dei pedaggi ai trafori del Frejus e del Bianco oltre agli aumenti delle tariffe autostradali. Come a dire: oltre al danno la beffa. Conftrasporto ha già avuto modo di sottolineare che, laddove gli incrementi servono per migliorare la sicurezza e realizzare gli interventi di manutenzione, pur se con qualche esigenza di verifica, la decisione non può essere a priori contestabile. E l’impostazione è stata condivisa anche dal ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Altero Matteoli, che ha voluto confermare i vincoli, per le concessionarie autostradali, con una presa di posizione che non lascia spazio a dubbi circa la destinazione delle maggiori entrate. Diverso invece è il discorso relativo agli aumenti decisi per i trafori. Chi rappresentava gli interessi dell’Italia non ha infatti saputo evidenziare come il numero dei passaggi veda in modo inequivocabile la preminenza del vettore nazionale. Non esistono infatti altre alternative per le merci prodotte e trasformate in Italia. La decisione, dunque, pesa in modo differente e penalizza non solo il trasporto ma l’intera economia italiana. La solerzia con la quale sono stati decisi gli incrementi non ha trovato altrettanto riscontro sulle riduzioni dei pedaggi autostradali cha dovevano garantire l’applicazione della possibilità per i grandi utenti, consentita a livello comunitario, di ottenere sconti. Nonostante le assicurazioni fornite, e ribadite un’ultima volta il 17 dicembre scorso, la lettera con la quale si chiede la riassegnazione dei 60 milioni di euro inseriti nel protocollo d’impegni proposto dal sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino perché venissero “scontati” con la manovra Finanziaria, è stata inoltrata al ministero competente solo l’8 gennaio. Abbondantemente in ritardo rispetto alle ampie assicurazioni date sui tempi. Le ragioni del ritardo sono, per ora, sconosciute. Non è dato sapere se le responsabilità sono da attribuirsi alla solita burocrazia o ad altro. Serietà imporrebbe che chi ha agito con superficialità e disattenzione venisse ora chiamato a rispondere del proprio comportamento. Non è ammissibile che, stante le difficoltà finanziarie esistenti, si siano messi in ulteriore difficoltà, per cause difficilmente giustificabili, migliaia di operatori. Gli imprenditori hanno subito pesanti conseguenze, ma l’Esecutivo ha perso molto di più. In termini di credibilità. Quale affidamento potrà attribuirsi agli impegni che sin dalla prossima settimana il Governo dovrà assumere nell’ambito delle trattative? Una cosa nei rapporti sociali non ha prezzo: ed è proprio la credibilità.
Paolo Uggé