Ma, si diceva, se la grande opera viene salutata con grande soddisfazione da alcuni operatori dei trasporti, il Ponte sullo Stretto non piace a tutti. Un braccio di ferro che vede da anni di fronte oltre a due schieramenti politici anche due opposte correnti di pensiero. C’è chi pensa che l’Italia dovrebbe dotarsi di una grande opera così come è stato in altre parti d’Europa con il tunnel della Manica, per esempio, o il Canale di Suez in Africa e chi invece vorrebbe mantenere la situazione allo stato attuale. Il prossimo 8 agosto è in programma quindi una manifestazione di protesta contro il collegamento stradale Calabria-Sicilia. La Federazione nazionale delle Rappresentanze sindacali di base (Rdb), che aderisce alla Confederazione unitaria di base (Cub), già presente nel “Comitato Noponte” con le proprie strutture territoriali, ha deciso infatti di aderire alla manifestazione contro il Ponte sullo Stretto e per la tutela dei territori, promossa a Messina dal Comitato per l’8 agosto prossimo. «Il piano per le infrastrutture varato dal Governo si configura come un vero e proprio regalo nei confronti dei grossi contractor che fanno del rapporto con le istituzioni pubbliche la loro fortuna», dicono i sindacati di base. «Dei 16 miliardi di euro complessivi, 1,3 sono stati destinati al Ponte sullo Stretto, opera che ha acquisito un valore simbolico ormai superiore anche allo stanziamento previsto. All’operazione infrastrutture viene assegnato il significato del rilancio dell’economia e dell’occupazione».
«In realtà», proseguono le Rdb, «difficilmente questo tipo di politiche avrà un vero effetto anticiclico, e ancora meno miglioreranno le condizioni di vita dei lavoratori colpiti dalla crisi, ma sicuramente servirà a trasferire risorse dal pubblico alle imprese private che sono impegnate in questo settore di mercato. Il finanziamento – se ci sarà, col miliardo e trecento milioni attuali avvieranno progettazione ed opere propedeutiche e/o compensative – sarà interamente pubblico e verrà, come spesso ripetuto da Matteoli, recuperato in larga parte sul mercato finanziario attraverso prestiti e/o obbligazioni, rinviando il debito alle generazioni successive. Inoltre i 40mila addetti propagandati dal Governo sono da ridurre, secondo recenti studi basati peraltro anche sulle rilevazioni condotte dagli advisor, a circa 5.000 di cui solo 2.000 locali. Oltre gli aspetti economici e sociali il progetto del Ponte solleva poi grossi problemi di carattere ambientale, quale la distruzione di un’area paesaggisticamente straordinaria, e di sicurezza, legata agli aspetti tecnici sulla tenuta di una siffatta struttura e all’alto grado di sismicità della zona. La Federazione nazionale Rdb-Cub si impegna pertanto, anche per il futuro, a sostenere tutte le iniziative di contrasto alle scelte politiche scellerate, dannose e inutili per le popolazioni», concludono i sindacati.