Gli autotrasportatori svizzeri si mobilitano contro la crisi e chiedono un’inversione di rotta al Governo. Nel mirino ci sono una serie di provvedimenti, come la chiusura di alcuni valichi alpini, l’aumento del canone per il traffico dei mezzi pesanti, la mancanza di incentivi e il deludente bilancio del trasferimento su rotaia delle merci. Nel corso dell’assemblea degli autotrasportatori associati all’organizzazione svizzera Astag, svoltasi all’inizio del mese di maggio, con l’obiettivo di esaminare lo stato di crisi del settore, sono state individuate alcune richieste da porre all’attenzione del Governo della confederazione elvetica finalizzate a limitare gli effetti della crisi del settore.
Tra le principali richieste degli operatori, la rinuncia ad alcune misure definite come coercitive dagli imprenditori e la sostanziale riduzione del carico fiscale per l’autotrasporto.
Tale situazione di criticità deriva anche dal fatto che la politica federale sul trasferimento delle merci dalla strada alla rotaia non sta avendo il preventivato successo. Risulta, infatti, mancato completamente l’obiettivo di trasferimento su “rotaia” di almeno 650mila transiti.
Negli ultimi mesi, l’autotrasporto ha subito appesantimenti sia in termini finanziari, sia in termini amministrativi, tra cui spiccano l’aumento dell’imposizione Rplp – canone per il traffico dei mezzi pesanti relativo alla prestazione del servizio – avvenuto lo scorso gennaio e la chiusura temporanea, giudicata arbitraria, di alcuni valichi alpini. Il Governo federale ha, in aggiunta, respinto anche la richiesta di erogazione di incentivi economici finalizzati all’acquisto di veicoli meno inquinanti. Nelle prossime settimane la Astag presenterà l’elenco delle richieste.
Ciò che emerge è che il successo di una politica dedicata al trasferimento del trasporto delle merci dalla modalità stradale alla ferroviaria, non si attua a “colpi” di provvedimenti di legge e con l’adozione di aggravi fiscali applicabili alle sole imprese di trasporto. Occorre, forse, iniziare a comprendere che la scelta della modalità stradale viene fatta altrove.