La storia delle poste italiane è ricca di capitoli dedicati ai “ritardi”. Al punto da spingere i responsabili di “Altroconsumo” ad affermare che “la puntualità non è di casa per Poste Italiane” e che “il servizio postale di base è inaffidabile, ritardatario e anche un po’ bugiardo, perché non rispetta le promesse date”. Accuse lanciate a giugno 2022 sulla base di un’indagine (clicca qui per leggere l’articolo) realizzata spedendo 360 lettere e raccomandate da diversi uffici postali e verificando la puntualità della consegna. Con risultati talmente negativi da far commentare, con una provocazione, che sarebbe stato meglio utilizzare un piccione viaggiatore, ” vista la bassa percentuale di consegne avvenuta nei tempi previsti con la puntualità risultata molto inferiore alle aspettative”. Un servizio non esattamente inappuntabile (confermato anche da altri episodi che è possibile facilmente trovare navigando in rete, come per esempio nel caso di Massa Carrara, con le proteste di tantissimi cittadini che dopo settimane vissute con le cassette postali vuote se le sono viste, a gennaio 2022, riempire di colpo con la posta arretrata di settimane, comprese fatture cadute da oltre un mese; o del Lido di Venezia con 38 giorni di attesa, nel 2018) per ricevere una lettera inviata non dall’altro capo del mondo ma da Padova…) che dovrà assolutamente essere perfezionato in vista della nuova “attività” decisa da Poste Italiane, decisa e crescere nella logistica per il commercio elettronico avviando la consegna espressa di alimentari freschi acquistati online. Un’iniziativa annunciata in un comunicato diffuso il 16 marzo sottolineando come servizio già attivo a Roma, Milano, Torino, Bologna e Firenze stia per essere esteso ai principali capoluoghi italiani, con la consegna effettuata con furgoni refrigerati il giorno e l’ora scelti dall’acquirente. E con la possibilità di ricevere il pacco a domicilio o, in alternativa, in un “punto fresh”. Un servizio sempre più importante in prospettiva, alla luce del valore degli acquisti on line di prodotti enogastronomici che si è triplicato negli ultimi quattro anni. A condizione che la puntualità diventi un valore assoluto e soprattutto garantito. Per evitare che la “posta” vada di traverso a chi si appresta a sedersi a tavola….
A proposito di consegna di prodotti alimentari freschi come fa un furgone che si ferma magari 30 o 40 volte nel suo giro di consegne in una città a garantire una bassa temperatura quando lo sportellone viene continuamente aperto facendo entrare il caldo? D’inverno non vedo problemi, ma a luglio o agosto con 35 o 40 gradi cosa succede? E chi effettua (se li effettua….) i controlli?
Il problema sollevato da Andrea rischia di diventare davvero allarmante se si parla di surgelati per i quali esiste la cosiddetta “catena del freddo” a una temperatura che per legge deve essere costante e comunque “inferiore ai -18 gradi lungo tutto il percorso dalla produzione alla vendita, comprese le fasi di trasporto, stoccaggio ed esposizione… Aprendo e richiudendo continuamente il portellone questa catena non si spezza?