“Siamo benzinai, non petrolieri”: la rabbia dei gestori costretti a pagare gli extraprofitti

Un gestore di un’area di servizio che opera nella distribuzione di carburanti senza alcuna possibilità di influire sul prezzo del carburante che vende, stabilito dalle compagnie, e che dunque  non è stato e non è in condizione di poter beneficiare del caro benzina registrato da febbraio a oggi è giusto che debba pagare  una tassa sugli extraprofitti. La risposta, è evidente, è no. Per tutti, tranne che per il Governo che riformulando la Legge di Bilancio, con il  maxi-emendamento, ha deciso di non escludere il settore della distribuzione, composto da piccole e medie imprese già da tempo in crisi di liquidità. Una decisione  duramente contestata  da Andrea Rossetti, presidente di Assopetroli-Assoenergia, secondo il quale la  “mancanza di una selezione  nell’individuare i soggetti passivi della tassa sugli extraprofitti, al di là del condiviso intento solidaristico avrà ripercussioni ingiuste e sproporzionate sulle Piccole e medie imprese della distribuzione intermedia”.  “Sorprende e amareggia che ogni rilievo critico anche di Confcommercio sia rimasto inascoltato, ha affermato Andrea Rossetti, denunciando come “risulti fuorviante anche il benchmark”, ovvero il parametro di riferimento individuato per stabilire chi dovrà pagar: “un incremento dell’utile superiore al 10 per cento, rispetto al quadriennio orribile 2018/2021, che,”, ha concluso il numero uno di Assopetroli-Assoenergia, “non dimostra la sussistenza di extraprofitti. La crisi pandemica e i ripetuti lockdown hanno infatti falcidiato i bilanci di queste imprese e l’agognata ripresa nel 2022 non è che il fisiologico ritorno alla semi-normalità. Ciononostante, ci vediamo ingiustamente accomunati alle big corporation dell’Oil&Gas, delle Rinnovabili e degli altri settori indicati, essi sì, in molti casi miracolati dal caro energia. È incomprensibile quanto sta avvenendo. Incomprensibile che, derogando al perimetro chiaro del Regolamento dell’Unione europea , il Governo abbia voluto includere queste piccole e medie imprese  nella base imponibile, con una sovrattassa pesante, per di più non deducibile”.

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