Procter & Gamble, così la logistica può trasportare il pianeta lontano dall’inquinamento

C’era una volta la logistica, “scienza” nata per rendere il più esatto possibile il processo di pianificazione e controllo del flusso e dello stoccaggio dei miliardi di tonnellate di merci che ogni giorno viaggiano attraverso il pianeta. Una “scienza” che oggi non si propone più però solo questo obbiettivo, ma anche quello fornire risposte sempre più esatte, oltre che alla domanda di efficienza, anche a quella di sostenibilità ambientale. In altre parole una nuova “logistica ambientale” con un ruolo da protagonista assoluta per il futuro del pianeta, come conferma Pietro D’Arpa, vice presidente Supply Chain Europe di Procter & Gamble. Un manager che, dalla “cabina di guida” delle linee di fornitura di un gruppo che “serve” cinque miliardi di persone, dispone di un osservatorio decisamente privilegiato per “vedere” quali strade dovranno seguire, in un futuro obbligatoriamente prossimo, il mondo della logistica e dei trasporti per fornire il proprio importantissimo contributo per lasciare alle nuove generazioni un mondo più pulito, più sostenibile.

La nuova logistica si prepara a efficientare anche la sostenibilità

Possibili strade e possibili traguardi raggiungibili (“a patto però che a bordo del progetto salgano tutti gli attori pubblici e privati indispensabili e con ognuno pronto a fare la propria parte”, come tiene a sottolineare come “premessa insostituibile”) che Pietro D’Arpa illustrerà intervenendo alla 43a Edizione del Meeting per l’Amicizia fra i Popoli in programma a Rimini dal 20 al 25 agosto. E che ha voluto in parte “anticipare a stradafacendo.tgcom24.it attraverso un miniviaggio nella “logistica sostenibile”, partendo da una “radiografia” della situazione attuale, “fortunatamente già migliorata rispetto anche solo a pochi anni fa, in particolar modo per quanto riguarda la percezione dell’obbligo di agire e non più solo discutere e per quanto concerne il nuovo spirito di collaborazione che si è creato e che sta a sua volta creando una reale condivisione su diversi progetti impensabile solo fino a pochi anni fa”, come spiega Pietro D’Arpa, pur consapevole che “la parte più lunga e complessa del percorso è ancora tutta da realizzare”.

Le strade percorribili sono diverse, il traguardo finale identico 

Lavorando su fronti diversi, seguendo vie diverse, utilizzando mezzi e strumenti diversi”, prosegue il responsabile della catena di distribuzione del gruppo mondiale leader nella distribuzione di prodotti per l’igiene personale e della casa casa, “ma anche con uno sguardo d’insieme unico e condiviso che consenta di far convergere tutte queste strade verso l’obiettivo finale e far arrivare tutti insieme i protagonisti al traguardo. Iniziando magari”, come afferma sorridendo, “da una scelta che non riguarda soltanto la pianificazione di carichi e scarichi, stoccaggi e viaggi, ma dal prodotto stesso. 

Dopo aver ridotto l’impatto ambientale delle merci, facciamo la stessa cosa il loro stoccaggio e trasporto

Come accaduto per esempio nei nostri laboratori di ricerca dove nascono moltissimi detergenti per la pulizia del bucato che P&G ha deciso di riformulare per far si che siano ancora efficaci con temperature più basse, in modo da ridurre sensibilmente l’impiego di energia per scaldare l’acqua. Oppure lavorando, come facciamo ormai da oltre un decennio per contrastare il cambiamento climatico, affinché i materiali di imballaggi siano riciclabili o riutilizzabili”. Un impegno a 360 gradi su tutti i prodotti, su tutto il ciclo di produzione oltre che “su tutta la filiera del trasporto, con un’attenzione straordinaria proprio alla logistica, fondamentale per contrastare una produzione di gas serra che per un quarto è imputabile oggi proprio al mondo del trasporto, alla sua organizzazione spesso ancora purtroppo scarsamente gestita come invece dovrebbe”. E con un piano strategico, elaborato dal colosso mondiale, che “prevede di ridurre l’impatto ambientale del 50 per cento entro il 2030, e raggiungere nel 2040 zero emissioni nette di gas serra.” Realtà o semplicemente un libro dei sogni? “Viaggiando a ritroso nel tempo e guardando a quanto il nostro gruppo ha realizzato in particolar modo nell’ultimo triennio opterei per la prima risposta”, risponde senza alcuna esitazione Pietro D’Arpa.

L’era delle parole sulla sostenibilità sta finalmente lasciando spazio a quella dei fatti 

“E questo perché le esperienze più recenti che ho potuto vivere mi hanno fatto diventare ancora più positivo di quanto già non fossi: perché ho potuto vedere con i miei occhi nascere e crescere rapidamente una nuova cultura della logistica, un nuova collaborazione fra “attori” pubblici e privati” che non stanno più solo “parlando” della necessità di agire, ma stanno agendo, contribuendo tutti insieme ad avviare un nuovo percorso per contrastare l’inquinamento globale che ha imboccato diverse strade. Prima fra tutte quella che ha portato a capire che va ridisegnata la strategia stessa della logistica, tema che per troppo tempo non è stato compreso appieno e di cui si è parlato troppo spesso poco a addirittura per niente. 

Il primo passo? Ridisegnare la catena della distribuzione e la formazione di chi la gestirà…

Una catena di distribuzione da riprogettare partendo dall’intermodalità e dalla gestione combinata dei vari mezzi, dai camion ai treni, ai traghetti, agli aerei. E prevedendo, come passo strategico immediatamente successivo, la formazione di una nuova generazione di operatori della logistica. 

… seguendo una precisa scala di priorità

Perché se è vero che è importantissimo il ruolo di nuovi mobility manager, in grado di indicare le strade da seguire”, prosegue Pietro D’Arpa, “lo è altrettanto che ci siano poi lavoratori in grado ogni giorno di farle percorrere a vere e proprie montagne di merci, seguendo una scala di priorità che permette di classificare i trasporti, su base giornaliera, attribuendo a ogni ordine il tipo di trasporto più adeguato, fra tir, treno, nave, aereo. Nuovi professionisti della logistica in grado di ottimizzare ogni singola combinazione fra mezzi diversi anche grazie a un insegnamento, importantissimo, che dovrà essere garantito loro: che la sostenibilità non è solo un impegno strategico ma un valore sul quale è un dovere investire. Solo attraverso questi primi passi è possibile avere una visione globale e in tempo reale sulle varie opportunità di far interagire opportunità di trasporto e logistica diverse”.

Il pole position c’è il combinato gomma rotaia….

Con la priorità assoluta data al combinato gomma – rotaia, con i treni in “pole position” come potenziale alleato per la tutela dell’ambiente. Perché”, spiega sempre Pietro d’Arpa, “a breve e medio termine lo spostamento di merci dall’asfalto alla rotaia appare la via principale da seguire, come dimostra anche quanto realizzato proprio da P&G che ha visto a livello europeo aumentare l’utilizzo dell’intermodale del 50 per cento negli ultimi tre anni. La situazione è oggettivamente diversa in Italia, ma anche lungo lo Stivale P&G ha fatto partire alcuni importanti test su rotaia sull’asse Nord – Sud, finalizzati far proseguire poi il viaggio delle merci spesso sulle autostrade del mare, utilizzando il trasporto combinato gomma-nave. E con risultati incoraggianti, così come straordinariamente incoraggiante è risultata la collaborazione con esponenti del mondo ferroviario che i rappresentanti delle imprese private hanno trovato assolutamente motivati e “sul pezzo”. 

… nonostante molte gallerie e rotaia siano ancora un ostacolo 

Una visione “positiva”, quella del manager di P&G che non gli impedisce certo di vedere anche i lati oscuri, i rovesci della medaglia, come per esempio “le sagome di diverse gallerie inadeguati o i terminali intermodali che richiedono, come soluzione non più rinviabile, la realizzazione di nuove strutture e una loro gestione più efficiente”, ma con la convinzione che “mettendo mano urgentemente e con interventi “pesanti” alle infrastrutture, possono essere superati rivoluzionando la supply chain”. Una “rivoluzione che non può non far venire in mente una scacchiera sulla quale posizionare pedine diverse, e una “strategia di gioco” che coinvolge grandi poli logistici nelle periferie, mezzi elettrici per l’ultimo miglio, ma anche possibili maxitir… “Le piattaforme esterne in alcuni Stati sono state realizzate e consentono di far entrare nei centri abitati, attraverso quello che viene definito comunemente l’ultimo miglio, mezzi elettrici o ibridi”, replica Pietro D’Arpa.

Sulle tratte brevi largo all’elettrico, su quelle medie bio fuel e bio diesel 

La strategia a breve – medio termine deve essere quella di utilizzare sui percorsi più corti l’elettrico, sulle medie distanze bio fuel e bio diesel. Aspettando l’idrogeno che può davvero rappresentare il vero punto d’arrivo, ma per il quale occorrerà attendere ancora, e forse non poco… Con una sola grande linea finale da tagliare: ridurre i chilometri percorsi dai prodotti per arrivare ai consumatori. Un percorso che P&G ha già in buona parte compiuto.

Ma ci sono anche i maxi tir capaci di ospitare 51 pallets… 

Un esempio? Con Carrefour in Spagna abbiamo avviato sulla tratta Barcellona Madrid trasporti a bordo di maxi camion capaci di trasportare 51 pallets. Lo stesso camion carica e parte da Barcellona per arrivare a scaricare a Madrid nel viaggio di ritorno rifornendo altri supermercati di Carrefour. Un bell’ esempio di collaborazione e innovazione.

… e i light container nati grazie a una start up svizzera 

E stiamo realizzando light container, molto più leggeri dei tradizionali, con una start up svizzera: container in fibre di composito molto più leggero che consente di alleggerire il carico che abbiamo testato con grande successo sul traffico via nave”. E a chi fa osservare che quella dei maxi camion rischia di apparire una prospettiva che fa a pugni con l’immagine di un’Italia dove i ponti e i cavalcavia crollano, Pietro D’Arpa ritorna al “punto di partenza” e alla necessità che ognuno faccia la sua parte. Iniziando proprio a risistemare le infrastrutture, croce di un Paese che ammette da anni la necessità di essere “connessa”, di far dialogare fra loro le varie modalità di trasporto, ma poi nei fatti si ritrova a fare i conti con ponti che crollano, gallerie che perdono pezzi, senza contare le strade minori disseminate di buche. 

I cantieri? Associazioni e imprese devono giocare in squadra con le istituzioni

Quello dei cantieri da aprire è un tema sul quale chi fa impresa e che, dunque, ha bisogno di collegamenti efficienti per poter restare competitivo sul mercato, ha acceso da anni i riflettori. Occorre aprire un dialogo continuo con le istituzioni che non si interrompa mai, cercando il più possibile di ottenere risposte in tempi certi e semplificare la macchina burocratica che a volte rallenta il percorso per far progredire il Paese. E il mondo dell’impresa deve fare un gioco di squadra: presentandosi uniti, a livello di associazioni, ai tavoli politici. Perché uniti si conta di più, si hanno più probabilità d’essere ascoltati. E perché un problema come quello infrastrutturale non riguarda solo una categoria, ma la vita quotidiana di tutti.

Se l’idea è valida mai scoraggiarsi. Nemmeno di fronte alla lentezza della burocrazia

E questo senza mai scoraggiarsi, come fa P&G che continua a sviluppare progetti sottoponendoli, ogni volta, a tutti gli attori della filiera per svilupparli insieme. Perché il nostro ruolo è, e deve essere sempre più, quello propositivo. Certo se le istituzioni fossero più veloci, il sistema più efficiente, se ci fosse meno burocrazia sarebbe tutto più facile. Ma continuare a stimolare il pubblico da parte del privato e coinvolgere sempre più università, il mondo della ricerca, contribuirà a migliorare anche questo, a “connettere” sempre più il Paese”. Connettere il Paese, come scritto in un felice slogan di Conftrasporto di alcuni anni fa: operazione che significa non solo collegarlo con strade, autostrade, ferrovie e porti, ma anche in rete, attraverso la digitalizzazione… 

La connessione viaggia su strade, rotaie, mare. Ma soprattutto in rete

“La digitalizzazione è la strada maestra per migliorare la pianificazione del carico, con risultati che sarebbero apparsi impensabili solo pochi anni fa. Spesso quando andiamo in autostrada incrociamo camion vuoti: i numeri ci dicono che un tir su cinque viaggia senza carico e questo è uno spreco assurdo (oltre che un elemento inquinante) che è possibile contrastare proprio con la digitalizzazione, facendo incrociare domanda e disponibilità in tempo reale. Occorre creare nuove piattaforme sulle quali l’industria della produzione e della trasformazione delle materie prime e l’industria dei trasporti possano dialogare connessi 24 ore su 24, condividendo i dati. Perché è dalla condivisione e dall’analisi, a sua volta condivisa, dei dati che partono i nuovi progetti, che si trovano soluzioni ai problemi. Come è avvenuto, per esempio, per una nuova start up alla quale stiamo collaborando, per sviluppare dei Kit che assorbono dagli esausti le emissioni di Co2. Occorre avere continue idee e investire sulle migliori”, conclude Pietro d’Arpa, sottolineando a più riprese la parola investire, la strada dell’investimento che “ P&G ha imboccato senza esitazioni per esempio per lavorare con un gruppo che fa ampio utilizzo di trasporti via nave e che ha accettato di pagare qualcosa in più a una flotta che ha investito su navi biofuel. Senza chi accetta di investire sui miglioramenti non miglioreremo mai. E questo è un altro concetto fondamentale che va fatto comprendere a tutti, partendo da categorie diverse che lavorano insieme. Perché spiegarsi, capire è alla base di tutto”. 

Se uno va da solo va più veloce ma se va insieme con altri va molto più lontano

Come dimostra anche l’esempio di una collaborazione con uno dei gruppi più grandi di vendite on line. “Ci siamo incontrati, conosciuti, ci siamo detti semplicemente: “come possiamo lavorare insieme?”. Da lì è partita una condivisione che ci ha aperto porte che prima erano chiuse, ci ha liberato opportunità che prima non conoscevamo, nuove collaborazioni.…

La parola chiave per “accendere” la logistica sostenibile? E’ collaborazione 

Collaborazione: la parola chiave per il futuro sostenibile della logistica e dei trasporti fra tutti gli attori della filiera logistica. Perché se tu vai da solo vai più veloce ma insieme vai molto più lontano”.

Testo realizzato da Pietro Barachetti / Baskerville Comunicazione & Immagine srl per stradafacendo.tgcom24.it

2 risposte a “Procter & Gamble, così la logistica può trasportare il pianeta lontano dall’inquinamento

  1. Tutte riflessioni assolutamente condivisibili ma personalmente non riesco a vedere una classe politica davvero capace di “fare la propria parte”. So che rischio di apparire populista (ma è proprio la politica ad avermi fatto diventare così..) ma come si fa a pensare a un “vero” uso delle ferrovie quando ci sono gallerie che risalgono a un secolo fa?

  2. Dottor D’Arpa, ha presente quanti progetti di privati per risolvere i problemi giacciono dimenticati sui tavoli dei politici, dei dirigenti dei vari ministeri? Tutta gente troppo occupata per fare campagne elettorali (c’è un illustre signore, per esempio che fa solo quello tutto l’anno, oltre a non rispondere a una precisa domanda alla quale milioni d’italiani vorrebbero avere risposta…..), a firmare decreti (spesso di divieti), impossibilitati a studiare a fondo ogni documento o rassegna stampa perché magari impegnati a fare chilometriche telefonate per raccogliere voti al proprio referente…. Dottor D’Arpa, la verità è che in Italia c’è una macchina burocratica che ha un solo obiettivo: creare ostacoli sul percorso di chi lavora. Punto e a capo. (Comunque complimenti per le riflessioni, la speranza è l’ultima a morire dicono….)

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