Evadeva le tasse e non versava i contributi: così l’impresa di trasporti offriva tariffe basse

Per cinque anni la sua società di autotrasporto non avrebbe versato le imposte e i contributi assistenziali e previdenziali di circa 400 autisti, utilizzando quattro società, tra cui cooperative, amministrate da prestanome e con sede in diverse località italiane, che in realtà non avrebbero svolto alcuna attività se non quella di emettere fatture false verso quella dell’imprenditore sospettato di aver ideato la maxi frode finito agli arresti domiciliari. Una misura cautelare decisa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bologna nei confronti dell’imprenditore, un sessantenne che abita in un comune della provincia, che dal dal 2014 al 2019 avrebbe evaso sei milioni e mezzo di euro prima di far fallire la società. Oltre a danneggiare l’erario e gli autisti, hanno sottolineato gli uomini della Guardia di Finanza di Imola che hanno svolto le indagini, la frode avrebbe creato un’illecita concorrenza permettendo all’azienda imolese di operare con tariffe più basse di quelle di mercato. Oltre all’imprenditore agli arresti domiciliari nell’inchiesta sono rimaste coinvolte altre sei persone denunciate a piede libero per emissione di fatture false o mancata dichiarazione fiscale. Per tutti gli indagati è stato disposto il sequestro preventivo dei beni personali e delle società.

Una risposta a “Evadeva le tasse e non versava i contributi: così l’impresa di trasporti offriva tariffe basse

  1. Un Paese serio, come la Francia o la Germania, in strada ferma prettamente i vettori stranieri. Ultimo controllo in Belgio, ad esempio, ha portato solo per il mancato rientro nel proprio Paese, multe per quasi 200mila euro. Le aziende di trasporto nazionali, a fine mese loro devono inviare ddt, cmr e dati crono e buste paga all’Ispettorato del lavoro. Qualunque anomalia, la scoprono in cinque mesi. Non cinque anni. Ma ripeto, l’autotrasporto debole e ricattabile fa comodo a troppi. E ogni giorno, ogni santo giorno, ne salta fuori una. E per tanti, il problema e’ il reddito di cittadinanza. Non le centinaia di situazioni come questa. O la recente Number One.

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