Il bonus per aiutare i giovani a diventare camionisti è un primo passo, ora però serve altro

“Una prima concreta risposta alla carenza strutturale di autisti che sta influenzando la funzionalità del settore trasportistico su gomma “. Così Thomas Baumgartner, presidente di Anita, associazione del settore dell’autotrasporto, ha commentato il via libera dal parte delle Commissione trasporti ambiente al contributo di 1.000 euro (e comunque non superiore al 50 per cento delle spese sostenute e regolarmente documentate) per aiutare le persone  fino a 35 anni d’età che sceglieranno la professione di conducente di camion ad affrontare le spese per conseguire la patente e le abilitazioni professionali. Giovani uomini e donne in cerca di lavoro, a partire da chi percepisce il reddito di cittadinanza o usufruisce  ammortizzatori sociali, che potranno ottenere il bonus a condizione che entro tre mesi dal conseguimento dei titoli stipulino un contratto di lavoro con un’impresa di autotrasporto di merci per conto di terzi per un periodo di almeno sei mesi. Dopo questo “primo passo” Thomas Baumgartner ne attende però altri: per esempio l'”eliminazione di altre barriere che frenano i giovani a intraprendere la professione di conducente, intervenendo sulle procedure per il conseguimento della Cqc, la carta di qualificazione del conducente, che vanno snellite”, ma anche “una’adeguata formazione scolastica con percorsi formativi dedicati da parte degli Istituti tecnici”. 

Una risposta a “Il bonus per aiutare i giovani a diventare camionisti è un primo passo, ora però serve altro

  1. Bene, quando li formate informateli anche delle reali condizioni di lavoro, che andranno in pensione con l’80% della paga base e che in questo settore non esistono ne sindacati ne associazioni di categoria. I primi che dovrebbero tutelare i lavoratori, i secondi che dovrebbero tutelare le aziende. Se mi sbagliassi, ad un abominio normativo come quello che permette agli autisti stranieri di lavorare senza green pass e a quelli nazionali no, sarebbero insorti. Ma evidentemente, a qualcuno con filiali in est europa e ad altri che svendono viaggi cambia poco….meglio andare avanti a lamentarsi, pretendere aiuti per formazione da un lato e decreti flussi dall’altro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *