“La protesta lascia le aziende senza materiali, così la corsa alla ripresa è persa in partenza”

Immaginate una squadra formata da piloti, collaudatori, meccanici che dopo un pauroso incidente che ha distrutto una vettura si metta al lavoro freneticamente per prepararne un’altra e poter ripartire. E ora immaginate che, sulla linea di partenza, il pilota esca dall’abitacolo per protesta, e come lui manifestino anche i meccanici abbandonando i box. Infine immaginate il finale, che non può che essere uno: la corsa persa in partenza. Lo stesso, identico finale che potrebbe esserci per la ripartenza del “sistema Italia”, del lavoro e dell’econonomia del Paese, se nuove forme di protesta come quelle che hanno visto protagonisti il mondo dei lavoratori portuali e, in minor parte, dell’autotrasporto, dovessero proseguire, con il “popolo dei no vax” deciso a proseguire la propria “corsa contromano” in un Paese che sta solo ora uscendo dall’incubo pandemia e che sta cercando di ripartire. Una situazione tanto assurda quanto pericolosa evidenziata da Paolo Agnelli, presidente di Confimi , confederazione dell’industria manifatturiera italiana e dell’impresa privata che rappresenta circa 45 mila imprese che danno lavoro a 600mila dipendenti e creano un un fatturato aggregato di quasi 85 miliardi di euro, affermando che , “rimanere senza materiali in questa fase di entusiasmo economico e produttivo sarebbe un grandissimo danno” e invitando tutti a “trovata una soluzione intermedia”. Magari imboccando la strada suggerita proprio nella home page del sito dell’associazione (cliccate qui per navigarci) https://www.confimi.it/che invita ad !applicare il modello tedesco, dicendo sì al green pass ma senza criminalizzare i non vaccinati”? E solo una proposta, un’ipotesi. Una certezza invece, ha concluso Paolo Agnelli, è rappresentata dal fatto che “se si fossero ascoltate le problematiche e le difficoltà specifiche del comparto degli autotrasportatori e dei portuali magari non ci saremmo trovati in questa situazione”.

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