Quelle cooperative di trasporto sembrano bande di farabutti. Ma nessuno sembra accorgersene

“Cooperative che non rispettano i contratti, gli obblighi contributivi, che sottraggono commesse a imprese o altre cooperative che operano correttamente, e, ancora, che sottopagano i soci, in molti casi reclutati tra immigrati costretti,  per mantenersi, ad accettare condizioni legate al numero di consegne effettuate, offrendo, di fatto,  un lavoro a cottimo vietato e irregolare, come previsto da leggi nazionali ed europee”. È un attacco durissimo  alle cooperative che da troppo tempo  lavorano violando la legge e facendo concorrenza sleale sotto gli occhi di tutti quello sferrato dal presidente di Conftrasporto-Confcommercio che ha deciso di invitare l’Italia a smettere di far finta di nulla scrivendo una lettera nientemeno che al presidente del Consiglio Mario Draghi. Una lettera che prende spunto dalla tragedia avvenuta a Biandrate, in provincia di Novara, dove un camionista ha forzato un posto di blocco organizzato dai Cobas travolgendo e uccidendo un sindacalista di 37 anni,  e che non risparmiare colpi durissimi alle coop ma anche agli stessi organizzatori della manifestazione accusati, senza mezzi termini, di essere “corresponsabili” di quanto accaduto.  Forse, ipotizza Paolo Uggè,  per  “ottenere un riconoscimento della propria rappresentatività per competere con i sindacati confederali storici”. Considerazioni (destinate con ogni probabilità  a scatenare polemiche) affidate a una lettera al premier che Paolo Uggé definisce, “un contributo a quella necessità di ‘fare luce sui fatti’ invocata dallo stesso presidente del Consiglio”. “Esistono regole, e normative, per evitare comportamenti di dubbia dignità per uno Stato civile. Ma non sempre sono applicate”, esordisce il presidente di Conftrasporto otre che della Fai, la Federazione degli autotrasportatori Italiani, prima di sferrare l’attacco alle cooperative meno trasparenti e ai sindacati minori desiderosi di crescere. Il tutto non prima di una doverosa premessa, ovvero che “è evidente che il conducente del camion ha commesso un grave errore, del quale dovrà rispondere” e che ” un uomo ha perso la vita e in queste situazioni tutto il reso passa in secondo piano”.  In secondo piano, ma non per questo da non denunciare, da non essere posto all’attenzione generale. “Perché sappiamo che esistono soggetti che con la cooperazione non hanno molto a che vedere”, tuona Paolo Uggè, parlando di “realtà che talvolta non rispettano i contratti, gli obblighi  contributivi, sottraggono commesse a imprese o cooperative che operano correttamente, sottopagano i soci che, in molti casi, sono reclutati tra gli immigrati, con questi ultimi che , per mantenersi, accettano condizioni legate al numero di consegne effettuate” e denunciando come questo sia a tutti gli effetti “un lavoro a cottimo vietato e irregolare, come previsto da leggi nazionali ed europee”. Ma soprattutto,  invitando il Governo  a fare quello che chi da sempre lavora rispettando le regole (e quindi non ha nulla da temere)  chiede a gran voce: controlli, controlli, controlli. Che, conclude Paolo Uggè, “sono previsti per legge ma poco attuati. C’è un decreto che prevede il coinvolgimento di tutti i componenti della filiera logistica qualora in incidenti si verifichino decessi o feriti gravi. L’auspicio è che questi atti d’ufficio vengano realmente eseguiti”. L’ultima annotazione (dopo aver condannato la scelta dei Cobas di indire uno  sciopero “ scelta che potrebbe anche essere stata volta a ottenere un riconoscimento della propria rappresentatività per competere con i sindacati confederali storici e  che impone di domandarsi se valga la pena mettere a repentaglio l’incolumità delle persone per il riconoscimento di una rappresentatività considerata importante dal sindacato, forse meno dai lavoratori”)  riguarda una possibile nuova variazione del nome dell’ex ministero ai trasporti e alle infrastrutture per il quale forse “si dovrebbe pensare di aggiungere alla ‘Mobilità sostenibile  anche il termine sicura”.

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