I tir fanno retromarcia sul fermo in Liguria. “Ora però toglieteci almeno i pedaggi autostradali”

I primi a “fare retromarcia” sono stati i responsabili di Trasportounito, annunciando che “le motivazioni per un fermo ci sono tutte ma la crisi del Paese, e quella delle stesse imprese di autotrasporto, logorate da mesi di difficoltà operative e finanziarie, ma specialmente dalle troppe inadempienze da parte delle Istituzioni, non consentono oggi di affrontare l’ulteriore debacle economica che il fermo inevitabilmente provocherebbe”, e aggiungendo così di aver deciso “per senso di responsabilità” di sospendere la manifestazione di protesta che era stata indetta in Liguria dal 15 al 19 giugno. Un dietrofront al quale si sono poi “accodati” anche gli esponenti delle altre associazioni di categoria che avevano annunciato il fermo e che ora attendono l’l’incontro con il viceministro con delega ai Trasporti Teresa Bellanova in programma il 24 giugno. Nell’attesa il coordinamento regionale di Fai-Conftrasporto ha chiesto l’esenzione dei pedaggi autostradali per i disagi che le imprese di autotrasporto potrebbero subire nei prossimi mesi.

2 risposte a “I tir fanno retromarcia sul fermo in Liguria. “Ora però toglieteci almeno i pedaggi autostradali”

  1. Riepilogando: a maggio Cna-Fita, Confartigianato Trasporti, Fai, Fiap, Legacooperative, Trasportounito decidono il fermo: sanno in che contesto di difficoltà del Paese innescano una simile protesta, con il rischio di aggravare ulteriormente la situazione, ma dicono “uniti” che non resta altra strada. Un mese e mezzo dopo nulla è cambiato (semmai è solo peggiorato e dal Governo nessun segnale) ma basta che un’associazione, Trasportounito, “rompa le righe” e tutto salta. Sarebbero questi i signori che devono tutelarci, difenderci, farci avere la possibilità di non stare in coda per ore per i cantieri (e poi d’essere multati perché abbiamo superato le ore di guida con i “padroni” che fanno le pagare a noi, riducendo ancor di più stipendi che fanno passare, e non solo ai giovani ma anche a chi lo fa ormai da 15 anni, la voglia di fare questo mestiere?. È’ questa l’unità della categoria? Non facciamo finta di non vedere (dimostrando d’essere una categoria di poveracci culturalmente parlando): da una parte c’è un mondo di lavoratori che da anni ormai sta tirando la carretta e in cambio viene presa a calci nel sedere e dall’altra c’è una politica a cui non frega niente del settore e dei “rappresentanti” a cui l’unica cosa che interessa è portarsi a casa i loro stipendi che, confronto ai nostri sono dieci volte tanto….

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