Distributori di carburante fantasma: oltre a evadere il fisco erano anche a rischio esplosione?

Dangerous oil, ovvero olio pericoloso: è questo il nome che gli investigatori hanno dato all’inchiesta che ha portato al sequestro, con richiesta di confisca, di otto impianti di distribuzione di carburante abusivi (per oltre 27 tonnellate di gasolio, fra cherosene e olio lubrificante) oltre che alla denuncia per cinque persone accusate di esercizio abusivo di distribuzione carburanti, e a una sesta, un funzionario comunale, che dovrà rispondere invece del reato di omissione di atti d’ufficio. L’operazione, portata a termine dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Monza ha permesso di scoprire che gli impianti (costituiti da serbatoi, pompe di erogazione e contatori) erano in realtà “fantasma”, assolutamente “sconosciuti all’amministrazione finanziaria. Serbatoi e pompe di distribuzione (gestiti da responsabili di aziende operanti nel settore dell’autotrasporto e del movimento terra che hanno sede nella provincia brianzola) che non pagavano alcuna imposta per migliaia di euro, che non avevano le autorizzazioni di prevenzione incendi (prescritte per la detenzione e l’impiego di prodotti infiammabili o esplodenti) e dunque rappresentavano un serio pericolo per l’incolumità pubblica. Un’attività fuorilegge che dovrebbe far scattare in chiunque un semplice interrogativo: ma in questo Paese è davvero così facile compiere simili reati, non solo evadendo il fisco a “scaricando” il peso delle tasse sui “soliti fessi che pagano regolarmente”, ma addirittura mettendo in pericolo delle vite umane? Non è davvero il caso di “tagliare” miliardi di euro di stipendi pubblici per burocrati del tutto inutili (quando non addirittura dannosi) che trascorrono la loro “vita professionale” leggendo e scrivendo mucchi di carta inutile (quando non di ostacolo per il lavoro quotidiano di moltissime imprese oneste) e “investirli” in forse dell’ordine che mettano sotto la lente d’ingrandimento migliaia di attività in un’”operazione pulizia” che mette finalmente le persone serie, le attività pulite in condizione di non dover fare i contri con delinquenti travestiti da lavoratori ai quali lo Stato permette di evadere, truffare, creare pericolo? Domande che milioni d’italiani si pongono (eccetto evidentemente chi fa politica, di qualsiasi colore sia), convinti probabilmente che non bastino certo le attuali “punizioni. Che per gli indagati di questa vicenda ammontano a sanzioni amministrative per circa 65mila euro, poco più di 10mila euro a testa, oltre alla confisca ovviamente degli “impianti fantasma” e circa 18 tonnellate di prodotti energetici, di cui il gasolio per autotrazione devoluto per esigenze di pubblica utilità, mentre per un quantitativo di circa 4 tonnellate di carburante è stato richiesto alla magistratura inquirente l’emissione di un provvedimento finalizzato alla distruzione, visto che il prodotto risultato, sottoposto ad analisi chimiche eseguite dal Laboratorio chimico dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, è risultato non conforme alla disciplina delle specifiche qualitative fissate per la benzina ed il combustibile diesel, al fine di limitare le emissioni atmosferiche inquinanti derivanti dal loro impiego nell’azionamento dei veicoli a motore.

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