Camionisti italiani, razza in estinzione. Perché invece d’importarli non li aiutiamo a riprodursi?

Autisti di camion italiani: trovarli è diventato praticamente impossibile, con i giovani del nostro Paese disposti perfino a restare disoccupati (magari mantenuti da un reddito di cittadinanza generosamente elargito da chi usa il denaro pubblico, e dunque non “suo” per assicurarsi elettori?) pur di non mettersi al volante per svolgere  un lavoro sicuramente pesante (soprattutto quando costringe a stare lontano da casa per più giorni) ma sicuramente mille volte più dignitoso che farsi mantenere dallo Stato (e dunque dagli altri italiani che lavorano). Cosa fare .Fino a poco fa la risposta è stata, per molti, fin troppo semplice: “Poco male, assumiamo autisti stranieri, magari rumeni che abbondano…”. Peccato che la “scappatoia” che fino a poco tempo fa era percorribilissima (e percorsa da molte imprese di autotrasporto italiane) ora rischi di scomparire. Già, perché anche i camionisti rumeni sono diventati una “merce rara”, e la strada che porta a “importarli” dal loro Paese è pronta per essere “chiusa al traffico”. Sono le notizie provenienti proprio dalla Romania a dircelo: il Paese noto in tutto il mondo per ospitare, in Transilvania, il castello di Bran, costruito sulla roccia e nel quale sarebbe vissuto il conte Dracula, dopo aver fornito per anni camionisti al resto dell’Europea, ora ne è rimasto a sua volta sprovvisto. Al punto da essere costretto doverli cercare  oltre frontiera per colmare un “buco” da 45mila autisti che mancano all’appello. Fino a spingersi, per trovarli, in India, nelle Filippine, i Nepal. Paesi asiatici dove lavorano autisti che spesso hanno già esperienza di guida sui veicoli pesanti anche in ambito internazionale, perché molti di loro hanno guidato in Medio Oriente, ma che spessissimo sono sprovvisti della carta di qualificazione professionale, indispensabile per guidare i camion nell’Unione Europea e da ottenere tramite un corso e un esame. Lezioni (ed esami) che il Governo rumeno sta pensando di far sostenere non solo nella lingua del Paese (come previsto da ogni Stato creando spesso una “barriera linguistica” di linguaggio insormontabile per un aspirante camionista straniero) con la speranza di attirare nuovi aspiranti camionisti, disposti a svolgere un lavoro che ormai sempre meno persone sembrano disposte a fare. E non solo in Italia, dove forse qualcuno (il Governo per primo?), oggi più che mai, anche alla luce delle notizie che arrivano dalla Romania, dovrebbe correre ai ripari, aprendo nuove strade per incentivare i giovani neodiplomati a fare un lavoro importantissimo per l’economia, e la vita quotidiana di milioni d’Italiani, come quello del camionista. Un lavoro che sicuramente oggi non offre più l’attrattiva economica che poteva esercitare negli anni pochi decenni fa, quando un camionista poteva guadagnare anche tre o quattro volte più di un impiegato; di certo più duro per generazioni crescite non fra le ristrettezze dei nostri genitori o nonni ma fra spritz, cellulari e play station. Ma comunque economicamente per nulla disprezzabile (con stipendi che partono dai 1700/1800 euro mensili) e, soprattutto, dignitoso. Come ogni altro lavoro onesto. Di certo più dignitoso che trascorrere le proprie giornate sul divano fra telefonino e la playstation, magari in attesa di ricevere qualche euro a della pensione dei genitori per andare a bere uno spritz e una  birra con gli amici. O, in alternativa, aspettando il reddito di cittadinanza, strumento con cui molti vengono aiutati a “tirare fine mese”, ma altrettanti vengono invece solo allevati nella cultura dell’assistenzialismo più ignorante e pericoloso. Quello che insegna a non doversi preoccupare di dover lavorare per guadagnare, per mantenersi, e magari mantenere una famiglia. Quello “insegnato” da una classe politica composta, a volte,  da esponenti che non sanno neppure cosa voglia dire “lavorare per davvero”. Gente ai quali milioni di italiani versano, senza volerlo ma obbligati a farlo, ogni mese un ricchissimo “reddito di cittadinanza” perché a loro volta, in questo caso volendolo invece assolutamente, consapevoli che questa “manovra” porta facili voti,  compiano una manovra vergognosa quanto pericolosissima: spingere milioni di giovani verso un futuro che, senza certi “vecchi valori”, primo fra tutti quello del lavoro,  potrà essere solo catastrofico. Per loro e non solo.  Come evitarlo? Il Governo inizi con il non regalare soldi pubblici per stare a casa sul divano e magari li utilizzi invece, sotto forma d’incentivi, dandoli alle imprese che vogliono assumere, per creare le condizioni perché il lavoro di autotrasportatore torni ad “attrarre” chi è in cerca di un’occupazione (garantendo stipendi adeguati e rispetto dei contratti,  bloccando le frontiere alla concorrenza sleale….) e forse potrà annoverare fra le sue tantissime “manovre sbagliate” anche finalmente una giusta…

Un italiano attento ai “problemi veri” della gente e non alle idiozie dei politici

4 risposte a “Camionisti italiani, razza in estinzione. Perché invece d’importarli non li aiutiamo a riprodursi?

  1. Quando denunciai o il problema con largo anticipo anni fa, le stesse associazioni di categoria che dovevano tutelare il settore e anticipare i problemi per risolverli (e non inseguirli scaricando sempre la colpa o sotto di loro alla gente o sopra di loro alle istituzioni) mi risposero che il problema non c’era, che la soluzione era appunto l’importazione di manodopera a basso costo, i contratti fittizzi e altri italici accordi come i pagamenti a km, a consegna o altre furbate. Insomma, il problema non era creato da quelle stesse aziende che lo avevano creato, ma era sempre colpa di qualcun’altro. Ora che avete i mezzi fermi, e godo, piangete. Importateli dal nepal, dalla cina o da dove volete, ma ricordatevi che l’autista non e’ quello che ha la patente ma quello che ha una competenza e professionaljta’ che non ti da neanche la cqc. Te la da la passione, la competenza e soprattutto l’aver fatto esperienza con autisti piu’ anziani che oramai non ci sono piu’. Io devo spendere 10000 euro e un anno fermo per fare il camionista, a 2000 euro al mese non spesato (che quindi puliti diventano forse diventano 1600 euro per una media di impegno di 300 ore per fare autista, contabile, manutentore e grazie proprio alle associazioni di categoria anche carico e scarico), con multe e rinnovi a mio carico, e sempre grazie alle stesse associazioni di categoria le aziende possono addebitarmi danni o per intero fino a 20000 euro o la franchigia assicurativa. Magazziniere, 7 euro l’ora, turni fissi, senza rischi e senza problemi. La giusta via di mezzo tra l’essere schiavizzato e il mantenuto esiste. Ecco perchè avete i camion fermi. E ripeto, godo.

    • I problemi ne generano sempre altri. È verissimo che molti autisti sono sfruttati e sottopagati, ma è altrettanto vero che ci sono moltissime aziende che hanno un rapporto soddisfacente con i propri dipendenti, consci che se non sono corretti nei loro confronti, l’autista cambia azienda. Le aziende serie non gradiscono la rotazione di personale valido. Ci sono aziende che sottopagano i dipendenti, per sopperire a una cattiva gestione (accettare contratti di trasporto sottopagati) e cercare di contenere i costi per continuare a lavorare. Purtroppo, per chi ha i mezzi fermi , è difficile avere la lucidità di valutare se sia meglio continuare a perdere soldi o perdere il cliente. E non è che la vettura grossa sia sinonimo di benessere….

  2. Pochi giorni fa mi è capitato di far visita a un “collega”,nella bassa bergamasca. Si stava parlando proprio di carenza di autisti (seri, capaci, onesti), di giovani leve con cui sostituire gli”anziani” che vanno in pensione ( e Dio solo sa quanto sapevano lavorare bene….). Bene:lui di giovani autisti ne ha assunti diversi ma, fatto ben più importante, ha la “fila” fuori dall’azienda di conducenti ( diversi giovani) che vorrebbero lavorare per lui. La ragione? Il passaparola fra autisti, che funziona meglio di qualsiasi altra forma di comunicazione, in particolar modo di interviste ai giornali per dire che non si trovano conducenti neppure offrendo ottimi stipendi salvo poi scoprire che forse non è proprio così, “ha sparso la voce che quell’imprenditore è serissimo, rispetta le regole e i contratti, mantiene ogni promessa ogni promessa fatta.In altre parole:i conducenti per le aziende serie ci sono. Mancano per le tante, troppe imprese di autotrasporto “cialtrone” che continuano a esistere sul mercato sputtanandolo e che nessuno fra i nostri Governanti vuole contrastare seriamente, non si sa bene perché….. Le aziende serie i dipendenti li trovano sempre….Non raccontate cose fuorvianti…..

  3. Primo: i giovani disposti a stare fuori di casa anche solo per pochi giorni, lontano dalla famiglia,dalla fidanzata, dagli amici con i quali andare a bere una birra o fare una partita a calcetto sono pochi. Tutti, ovviamente, preferiscono un lavoro in ufficio che alle18, ma anche prima, i lasci liberi. Secondo: gli stipendi da 2500 euro netti al mese sono una chimera, la realtà è1700, 1800.E per un lavoro duro e con tanti sacrifici e rinunce come questo è davvero poco. Cosa che i politici, abituati a prendere 10 volte tanto per andare in tv a raccontare idiozie difficilmente potranno però comprendere, ergo non cambierà mai niente…..

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