Operazioni nei porti, quelle politiche rischiano di colpire e affondare le autostrade del mare

Operazioni nei porti, quelle del Governo affonderanno le autostrade del mare? È questo l’interrogativo che pone, fin dal titolo, il portale mareonline commentando le “grandi manovre attuate dal governo con il Decreto Rilancio in materia di trasporto marittimo con particolare riferimento agli emendamenti al disegno di legge destinate a introdurre specifiche autorizzazioni per l’esercizio delle operazioni portuali, da effettuarsi all’arrivo o alla partenza delle navi”. Una domanda che “salpa” delle preoccupazioni espresse da un addetto ai lavori: il direttore generale di Alis Marcello Di Caterina convinto che la nuova rotta intrapresa dal Governo, scrive sempre Mareonline.it, “non solo non tuteli il diritto all’autoproduzione, garantito agli operatori economici dall’articolo 9 della legislazione antitrust, la legge n. 287/1990, e quindi anche agli armatori nel settore marittimo, ma anzi rappresenti un vero passo indietro per l’intera portualità italiana. L’introduzione dei nuovi requisiti contenuti nel testo dell’emendamento per il rilascio di specifiche autorizzazioni volte all’esercizio delle operazioni portuali prevede in primis che si possa procedere con l’autoproduzione solo nel caso in cui nel medesimo porto non siano disponibili società autorizzate ai sensi degli articoli 16 e 17”, spiega Marcello Di Caterina entrando nei dettagli, “inoltre, le autorizzazioni oggi di durata fino a quattro anni andrebbero fornite d ogni toccata e sarebbero da richiedere entro 10 giorni rispetto alla data di presunto arrivo nave. Infine, il canone oggi commisurato ai volumi di traffico diventerebbe molto più oneroso in quanto commisurato al numero di scali, raggiungendo il valore di 1.500 euro a scalo per le navi oltre i 100 metri. Appare evidente che i nuovi requisiti rappresenterebbero dei veri e propri ostacoli all’istituto dell’autoproduzione, soprattutto per le navi impegnate nelle Autostrade del Mare con frequenze elevate. Tutto questo comporterebbe una profonda lesione della competitività del settore marittimo nonché l’aumento dei costi per le compagnie armatoriali, dal momento che si ritroverebbero a non poter più disporre del proprio personale e, di conseguenza, si creerebbero abusi di posizione dominante”. In un comunicato stampa diffuso da Alis  si sottolinea infine che i responsabili dell’associazione logistica dell’intermodalità sostenibile, nata con l’obiettivo di mettere a sistema tutti gli operatori del mondo dei trasporti, “auspicano una riformulazione dell’intervento normativo proposto nella conversione del Decreto Rilancio che risulterebbe dannoso sia sul piano organizzativo sia su quello economico, provocando gravi ripercussioni sui volumi dei traffici lungo le direttrici marittime, sull’occupazione nel settore e sull’utilizzo della conversione modale e delle Autostrade del Mare, modalità di trasporto promosse con convinzione non solo dalla nostra associazione, ma anche e soprattutto dall’Unione Europea”.

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