Non c’è sviluppo senza mobilità: tutta Italia sembra averlo compreso, tranne i politici

Non c’è sviluppo senza mobilità; non c’è impresa senza accessibilità”. Lo ha affermato, “chiudendo” un’intervista al quotidiano Il Secolo XIX di Genova, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli.  Chiaro il concetto, meno evidente la comprensione da parte dei decisori pubblici. Quello a cui assistiamo in questi giorni è davvero preoccupante. Abbiamo una Regione di fatto paralizzata da una decisione quantomeno discutibile, generata da una circolare emanata da un “commissario” che senza avere un ruolo in tema di mobilità ha deciso di imporre dei tempi ristretti per realizzare dei lavori su tratti di autostrada, esattamente nelle gallerie, che stanno provocando caos e blocchi. L’autotrasporto ancora una volta paga le conseguenze. Se non si adempie scattano gli avvisi di garanzia. I giornali e la classe politica provano a indicare nella società concessionaria la responsabile della situazione generata, ma non chiedono perché il ministero competente, con un suo atto amministrativo, non intervenga per risolvere questo pasticcio. E’ possibile? Conftrasporto crede lo sia. Nel frattempo si resta in attesa e il rischio che una stagione turistica sia compromessa diviene sempre più possibile. La linea verso la Francia trova un ulteriore ostacolo dopo il drammatico incidente del Ponte che non si sa ancora quando verrà aperto. Anche in questo caso il tutto rimane bloccato per una diversità di opinioni relativo alla soluzione di un contenzioso ancora oggi dagli esiti incerti. Intanto dopo gli Stati Generali sono riprese le discussioni su come affrontare il futuro. Temi come l’Alitalia, l’Ilva, l’avvio dei lavori, già finanziati peraltro di alcune infrastrutture, gli interventi a favore delle imprese e dei lavoratori, sono sempre centrali ma non sembrano trovare una soluzione. Le forze politiche presenti in Parlamento finiscono per discutere ed approvare decreti legge, senza però poter avere la possibilità di dare contributi ed assolvere così al ruolo che gli italiani hanno assegnato loro. Se qualcuno volesse prendersi la briga di compiere una verifica scoprirebbe che quasi il 90 per cento dei lavori del Parlamento sono stati assorbiti dall’approvazione di decreti legge, sui quali il Governo ha sempre posto la questione di fiducia. Tanto che la domanda se la nostra sia ancora una Repubblica parlamentare, qualcuno incomincia a porsela. Il Governo sembra reggersi sulla diffusione della “speranza” del futuro radioso. I fatti purtroppo lasciano nel dubbio gli imprenditori  e gli stessi cittadini. Come realizzare le connessioni e rendere possibile l’accessibilità? Oggi il termine che Conftrasporto lanciò al Forum di Villa d’Este di Cernobbio, è divenuto patrimonio comune. Non basta tuttavia farne oggetto di convegni ma occorre operare. In effetti l’operatività si vede nei monopattini o nelle biciclette. Nulla da dire ma forse aumenteranno i fatturati per chi lo produce ma non risolvono i problemi del Paese. Quali prospettive per le merci prodotte e trasformate in Italia di raggiungere i mercati europei senza dover incorrere in ostacoli in tempi competitivi? Al di là delle chiacchiere come affrontare la funzionalità degli uffici decentrati del ministero. Comprendiamo che il ministro attuale abbia vissuto e stia vivendo ancora dei momenti difficili e complessi ma il tempo che sta passando richiede che risposte siano fornite su alcuni temi che toccano l’attività di autotrasporto, del sistema mare in particolare. Intanto da una indagine effettuata tra gli operatori il livello di fiducia nell’azione svolta dalle Istituzioni non pare per l’Esecutivo incarica consolante. L’85 per cento dichiara di avere un scarsa fiducia, il 14 per cento una fiducia media solo un misero 1 per cento nutre una fiducia alta. Un po’ poco per pensare di affrontare i mesi che verranno. Quello  che occorre sono i fatti.   

Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio

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