L’autotrasporto italiano dopo il lockdown? Gode di buona salute, anzi no, è ammalatissimo

L’autotrasporto italiano gode di buona salute visto che anche durante il lockdown i mezzi pesanti hanno continuato a viaggiare? Falso. A smentire categoricamente le semplicistiche conclusioni a cui più di qualcuno è giunto sono i dati raccolti nel periodo marzo aprile su indagine periodica Format Research sulle imprese italiane dell’autotrasporto, elaborati dai responsabili dell’Ufficio studi di Conftrasporto-Confcommercio e raffrontati con i “numeri” dello stesso periodo del 2019. Numeri che indicano come il settore abbia letteralmente “perso per strada” 1,8 miliardi di fatturato, con le flotte delle imprese italiane che hanno percorso novecento milioni di chilometri in meno, spesso non riuscendo a controbilanciare il viaggio di andata (carico) con quello di ritorno (vuoto) e dunque lavorando in perdita, e con una denatalità delle imprese che che supera il 30 per cento. Un bilancio paurosamente in rosso, aggravato dal fatto che dall’inizio dell’emergenza, alcune imprese di autotrasporto stanno anticipando i costi del servizio, soldi che nella migliore delle ipotesi rivedranno fra mesi, nella peggiore fra un anno, perché sono diversi i committenti che hanno deciso di rinviare i pagamenti. Un elemento, quest’ultimo, che allarma fortemente gli operatori del settore alle prese con un trend positivo sui pagamenti registrato negli ultimi tre anni che ha invece subito un brusco peggioramento in questi primi mesi del 2020, com’è riconosciuto da due imprese su tre, e con quasi il 60 per cento delle aziende che ha letteralmente certificato (o sta per farlo) la mancanza di liquidità per Covid-19, chiedendo il blocco degli affidamenti bancari in essere. Ma gli effetti del lockdown si sono riverberati anche sull’occupazione, con una perdita in termini di retribuzioni e contributi stimabile complessivamente in circa 370 milioni di euro, coperta solo in parte dagli ammortizzatori sociali. Una situazione che, se dovesse essere confermata anche nel prossimo trimestre, spiegano i responsabili dell’indagine, “ potrebbe avere effetti permanenti sulla tenuta del settore”. “In questo periodo è stato riconosciuto il ruolo strategico del comparto del trasporto, a supporto del sistema economico nazionale e della qualità della vita dei cittadini”, ha commentato il vicepresidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggé. “ Magazzinieri, autisti e corrieri, al fianco di medici e infermieri, sono stati in prima linea per assicurare il presidio di quella parte di ordinarietà̀ della vita possibile durante l’epidemia. Il lockdown, come dimostrano inequivocabilmente i dati, ha messo a dura prova le imprese. Le misure che il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli ha ottenuto per il settore alleviano l’impatto della crisi, ma il Governo non è riuscito a garantire la condizione imprescindibile  per ripartire. Occorre che chi tiene i cordoni della borsa si attivi per garantire la disponibilità concreta e immediata di risorse alle aziende di autotrasporto, facendo sì che i committenti paghino nei tempi previsti, il sistema bancario faciliti l’accesso al credito, la committenza eviti di speculare sulle spalle degli autotrasportatori rivedendo al ribasso le tariffe, e soprattutto che il Governo garantisca forme dirette di finanziamento anche a fondo perduto al settore, mancata fino adora. Le imprese non possono più attendere”. Per l’indagine completa, con le tabelle, cliccate qui.

 

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