La Fai piange Duilio Balducchi, il presidente che ha viaggiato per 50 anni con la “sua” federazione

“Ci sentiamo fra una decina di giorni, non appena mi avranno portato le altre fotografie. Le ultime che ho trovato le ho lasciate nell’ufficio di Doriano.  Sono bellissime. Mi raccomando. Ciao Maura, e butta via quella sigaretta…. Ciao ragazzi e buona giornata.  Vado, se no mio figlio Achille mi sgrida, sono in ritardo.”. Si  era congedato così, tre settimane fa,  Duilio Balducchi dai “ragazzi” della Fai di Bergamo, dove era andato per portare gli “ultimi materiali preziosi” da utilizzare per la realizzazione di un’iniziativa destinata a celebrare i primi 50 anni di storia della federazione, la “sua associazione”, alla quale aveva aderito fin da subito, quasi mezzo secolo fa,  diventandone uno dei “padri”. Un evento per la cui realizzazione lui si era fatto carico di recuperare i ricordi “più in là nel tempo”, fotografie ma anche  “tessere” dei primissimi associati, con i quali aveva dato vita a una vera e propria “corsa” per assicurarsi la “numero uno”.  In Fai, per consegnare quei materiali, Duilio Balducchi, consigliere della Fai di Bergamo e presidente onorario  nazionale della federazione, non c’è però  più andato e purtroppo non ci andrà mai più: se n’è andato per sempre questa mattina, stroncato da quel maledetto virus della polmonite che a Bergamo ha fatto una vera e propria strage. È morto, all’ospedale di Lovere, dove la polmonite  non gli ha lasciato scampo, portandoselo via  solamente pochi giorni dopo che si erano manifestati i primi sintomi.  A partire dalla febbre che nei giorni scorsi all’improvviso l’aveva fatto accasciare in bagno dove era andato da solo, la mattina presto, per non “disturbare” nessuno,  nonostante gli inviti della moglie, dei figli a non affaticarsi.  Inviti che non aveva ascoltato troppo lui che, a 81 anni, non aveva problemi di salute e l’unica cosa alla quale doveva stare attento era il colesterolo, un po’ alto, da curare al massimo con un po’ di dieta e una”pastiglietta”. Una fibra forte, ma che non ha retto all’urto di un virus sconosciuto sotto mille punti di vista ma  non per la sua pericolosità. Difficile, quasi impossibile  ora (ma lo sarà per molto tempo) per tantissimi compagni di viaggio in un percorso federativo lungo decenni (a cominciare dal presidente di Conftrasporto, Fabrizio Palenzona, “l’omone” come lo chiamava familiarmente Duilio Balducchi, o il presidente nazionale di Fai, Paolo Uggé, che nei mesi scorso l’aveva assolutamente voluto a Teglio per una cena per gli amici di sempre ) immaginare  di ritrovarsi al prossimo consiglio, alla prossima assemblea, senza di lui, senza il suo sorriso capace, da solo, di mettere di buonumore. Difficile, assolutamente impossibile  per gli “amici di un’intera vita”, quelli della Fai bergamasca, immaginare di non vederlo arrivare  negli uffici di via al Portico, a Orio al Serio, in  incredibile anticipo, di mezz’ora, perfino di un’ora, rispetto all’orario previsto per partire per chissà quale appuntamento. Assolutamente impensabile pensare, per quegli amici che avevano avuto modo di leggere alcuni suoi appunti scritti per la celebrazione per i 50 anni della Fai di Bergamo (come Valter Giupponi, Giuseppe Cristinelli, Maura Baraldi, Doriano Bendotti….) poter dimenticare un passaggio: quello in cui Duilio Balducchi, aveva ricordato  il suo “colpo di fulmine” con la Fai, un amore a prima vista che, cinquant’anni fa, gli aveva fatto dire di un’associazione nella quale era appena entrato: “Io morirò in Fai”. A sottolineare una promessa di amore eterno. Non si era sbagliato Duilio Balducchi: sarebbe stato davvero un amore  infinito, come del resto quello con l’adorata moglie, Eugenia. Amori destinati a finire solo il giorno in cui morte li avesse separati. Quella morte che è arrivata inaspettata, in anticipo.  Proprio come arrivava sempre lui agli appuntamenti in Fai, sia che si trattasse di una riunione con i “suoi” consiglieri a Bergamo, sia che si trattasse di partecipare a un consiglio nazionale a Roma, a un’assemblea degli amici delle Fai di Brescia, con il suo vecchio amico Antonio Petrogalli, di Parma, con il suo giovane  amico Leonardo Lanzi, con la sua giovanissima “prediletta” , Carlotta Caponi, in Umbria . E con tantissimi  altri “colleghi” di altre province che oggi piangono un vero amico. E un insostituibile compagno di viaggio compiuto dalla  grande famiglia Fai che Duilio Balducchi ha contribuito a rendere sempre più numerosa, sempre più unita. 

12 risposte a “La Fai piange Duilio Balducchi, il presidente che ha viaggiato per 50 anni con la “sua” federazione

  1. Addio Duilio, sembra impossibile ma ci hai lasciato, questo nemico invisibile ha portato via anche te. Qui in Fai ti ricorderemo sempre con affetto, col quel sorriso sulle labbra, con quella ventata di allegria e ottimismo che portavi ovunque. Lasci un vuoto enorme. Che la terra ti sia Lieve.

  2. Nonostante la tua scorza dura, ci hai lasciati. Tu, che non smettevi mai di brontolare, ma lo facevi sempre con verita’. Tu, che ti animavi spesso, ma solo per il bene della categoria, Tu, che se avevamo un appuntamento arrivavi sempre con almeno 45’ di anticipo perché: “non si sa mai, metti che troviamo un incidente”. Tu, che eri orgoglioso della “tua” Fai. Tu, che quando entravi in ufficio, il tuo sorriso ti precedeva . Tu, che mi rimproveravi sempre che mangiavo troppo (oltre a fumare). Tu, che quando ti rimproveravo mi dicevi sempre: “eh, va be’, va be’”. Tu, che lasci nel mio cuore un profondo vuoto, ma anche una grande consapevolezza: “ci lascia un grande uomo, che ho avuto “”l’onore”” di conoscere e stimare
    Ciao, DUILIO.

  3. Caro papà, sei stato tutto per me, il mio gran maestro, l’esempio da seguire, mi davi la forza e mi sei stato vicino nei momenti difficili che la vita mi ha presentato. Non posso immaginare di non vederti e non sentirti più, la mia mente mi trascina nel ricordo di tutto quello che abbiamo fatto insieme. Negli ultimi anni abbiamo sofferto molto e nelle occasioni importanti ti portavo con me perché mi davi sicurezza, con le tue parole mi davi gli spunti necessari a prendere decisioni in pochi secondi. Gli amici della Fai ti hanno descritto nei minimi dettagli, hai dato tanto alla Federazione e la Federazione ti ha riconosciuto sempre la tua franchezza e la tua onestà e questo mi fa onore. Oggi Michele era arrabbiato perché non aveva capito che il nonno stava così male, mia figlia mi ha detto di aver perso il suo migliore amico, sì papà, perché tu eri sempre pronto ad ascoltarli e a modo tuo gli hai sempre mostrato la strada da seguire. Cercherò di portare avanti i tuoi insegnamenti, sarai sempre nei nostri cuori.
    In cielo ritroverai tante persone, tuo papà, la tua amata mamma e troverai la mia Elena che hai aiutato tanto e che ti adorava, il mio ricordo sarà quello di vedervi vicini. Fai un buon viaggio, ti vogliamo bene!

  4. Ciao Achille, io sono il figlio di Antonio Petrogalli, nel lontano 14 Febbraio del 2005 una mattina grigia tu mi chiamasti, dicendomi che mio padre aveva avuto un incidente in tangenziale e che non stava bene. Grazie alla tua telefonata mi recavo immediatamente sul posto dell’incidente che dista poco da casa e trovavo mio padre seduto all’interno della sua auto semidistrutta che continuava a ripetersi che stava morendo. Mio padre era rimasto vittima di un incidente stradale causato dal cedimento dell’aorta, solo la celerità dei soccorsi e la professionalità dei medici che lo hanno operato,lo hanno salvato e riportato in vita. Io con te non ho potuto fare altrettanto, ho solo seguito da lontano le fasi della gravità del male che giorno dopo giorno si è portato via il tuo papà. Perdonami per questo, ma se ti può essere di conforto, voglio che tu sappia che il tuo papà è stato e sarà per sempre un grande uomo, un grande imprenditore, come si dice qui da noi un galantuomo. Sicuramente tu sarai all’altezza di tenere viva per sempre la sua memoria e tutto ciò che ti ha insegnato proteggendo la tua e la sua famiglia e portando avanti l’azienda che lui ha creato. Grazie ancora a te e al tuo papà che non dimenticherò mai.

  5. Caro Duilio io sono entrato in Fai a metà della tua strada, quando l’associazione era diventata molto debole, ci siamo piaciuti subito, con altri pochi, ma tu unico per due volte, hai contribuito alla rifondazione della Fai a Bergamo, hai sempre sostenuto il consiglio dicendo sempre quello che pensavi, grazie di essermi stato amico…

  6. Caro nonno.Ti ringrazio per tutto ciò che hai fatto per la nostra famiglia … è proprio vero che ti rendi conto dell’immensa importanza di una persona proprio quando non c’è piú .. Sarebbe stato bello poterti abbracciare e salutare anche se per l’ultima volta ma purtroppo questo nemico ti ha portato via senza lasciarci il tempo di accettare la sconfitta. L’ultima lettera che ti ho scritto era un tema in prima media in cui mi era stato chiesto di descrivere una persona speciale della mia famiglia e io non potevo che scegliere Te nonno. Mi ricordo che dopo averla scritta ero tornata a casa con la versione in brutta e te l’avevo fatta leggere … ti voglio ricordare proprio così, come quando una volta finita di leggere con un sorriso a 35 denti mi hai risposto in dialetto bergamasco “pota certo che sono il migliore … ci mancherebbe altro!”. Non dimenticherò mai nemmeno una singola partita a carte con te “IL CAMPIONE” (come ti chiamavi tu ) posso dire che l’ultima partita l’hai vinta proprio tu e so che anche lassú dimostrerai a tutti di essere il campione indiscusso! Ti ringrazio anche di avermi insegnato che cosa significa la parola “PASSIONE” : sacrificio, impegno, onore ed orgoglio! Ingredienti fondamentali nella tua vita, non dimenticherò mai i tuoi racconti della fai e i tuoi occhi luccicanti quando ne parlavi. Inoltre nonno avevi proprio ragione quando mi venivi a prendere alla fermata del pullman e mi dicevi “70 anni che guido eh guarda qua..” Eggiá la tua vita è stata proprio un viaggio al volante che ha lasciato strada facendo emozioni e affetti indescrivibili . GRAZIE NONNO e buon viaggio CAMPIONE!!

  7. Caro Duilio,la FAI di Como nasce con Te nel lontano 1974 tenuta a battesimo dalla prima FAI di Bergamo con l’allora compianto Zanoletti. Da allora siamo sempre stati amici e tu mi sei sempre stato vicino volendomi a casa tua più volte e alla inaugurazione della tua rinnovata azienda, con Paolo Uggé e Fabrizio Palenzona. In tutti questi anni sei stato esempio per me e sprone a superare momenti difficili della nostra FAI. Sempre calmo e pacato, mai sopra le righe salvo una volta tanti anni fa… in quel di Varese, per difendere da FAI da chi voleva farla morire. Un caldo abbraccio alla tua cara consorte e ai tuoi figli che hanno avuto in te un porto sicuro e un faro che illumina il cammino, ora dal cielo. La FAI di Como e di Lecco, con Nando Battazza, Riva Fiorella e mio figlio Massimo, ti piangiamo.

  8. Solo pochi giorni prima di andarsene per sempre. Nella sua veste di consigliere Duilio Balducchi aveva deciso di donare, insieme agli altri consiglieri, al presidente e al vicepresidente della “sua” Fai , 50mila a chi era in trincea contro l’epidemia. L’ultima testimonianza di generosità di un uomo buono che ha sempre vissuto così la sua vita. Pronto ad aiutare gli altri. Così lo ricorderà per sempre chi ha avuto la fortuna di conoscerlo. Ciao vecchio brontolone dal cuore d’oro.

  9. Avete citato alcuni grandi amici che Duilio Balducchi aveva in Fai. Se aveste dovuto citarli tutti avreste dovuto scrivere centinaia di nomi… La Fai piange un vero uomo

  10. Caro Duilio, siamo stati insieme per oltre 40 anni, e ci siamo sempre trovati in sintonia, anche se parlavi un dialetto diverso mi ricordavi la saggezza di mio padre, e sei stato il padre discreto di una generazione di combattenti della Fai, ci mancheranno molto i tuoi sfoghi che risolvevano spesso lunghe discussioni, ma rimane il tuo insegnamento, sarai sempre presente come sempre fra di noi.

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