I morti in incidenti stradali aumentano, ma c’è chi pensa solo ai monopattini…

Dicono che al peggio non c’è mai fine, e c’è da crederci a giudicare dalle continue nuove “uscite” sfornate, praticamente quasi ogni giorno, dai rappresentanti del Governo. In pole position, come spesso accade, il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli che dopo il no alla Gronda di Genova ha decretato l’inutilità del Ponte sullo Stretto di Messina, aggiungendo così altri capitoli a una storia che sembra voler preannunciare un solo finale: fermare l’Italia. Un viaggio verso la “decrescita felice” che ha avuto come prima grande motrice il no alla Tav. Catastrofismo? Se teniamo conto di quanto ancora non è stato effettuato per garantire la connettività dell’Italia con i mercati europei, di quanto sta verificandosi ai confini con l’Austria (caso emblematico), non possiamo che giungere a tristi conclusioni. Non è che la colpa dell’evidente ignoranza nei confronti delle regole che riguardano i trasporti appartenga solo a chi è componente dell’Esecutivo: anche guardando al lavoro delle Commissioni il giudizio non può che essere negativo. Da tempo si discute delle modifiche al Codice della strada, ma invece di trovare soluzioni “nette” al problema di chi si pone alla guida in stato di ebrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, applicando gli unici principi adeguati del “chi beve o si droga non guida” e del “chi guida non telefona”, intervenendo per dotare le forze adibite ai controlli di strumenti legislativi certi e operativi adeguati (oggi mancano persino gli etilometri), si cede al buonismo e si conviene solo di aumentare le sanzioni. Continuando così a percorrere una strada che, senza norme certe e politiche di controllo adeguate, continuerà a macchiarsi di sangue innocente. Negli ultimi tempi sono quasi del tutto scomparsi i Cmr (Centri di revisione mobili per i controlli di carattere tecnico soprattutto utili per i mezzi pesanti) che avrebbero dovuto essere messi in funzione, come da programma, in ogni provincia; le pattuglie diminuiscono e i risultati sono lì da vedere con gli incidenti che diminuiscono, è vero, ma col numero di morti che aumenta. Se nel 2018, rispetto al 2017, si è registrata una riduzione di circa il 2 per cento delle vittime, nel primo semestre 2019 pare si registri un incremento del 6,7 per cento. Nonostante questo la massima attenzione della nostra Commissione sembra focalizzata sull’introduzione dei monopattini elettrici. In alcune città di altri Paesi che li hanno introdotti, di fronte alla constatazione dell’incremento degli incidenti e feriti, come riportato sul Corriere della Sera, si sta già correndo ai ripari introducendo divieti o norme stringenti. Quello che traspare è l’evidente superficialità e scarsa conoscenza dei fenomeni che decisioni inadeguate possono produrre. La speranza è che si apra una riflessione seria con chi ha la conoscenza dei fenomeni per non trovarci come, per gli investimenti sui porti, a renderci conto che il porto di Tangeri e altri scali del nord Africa hanno superato nel Mediterraneo per la dotazione logistica quelli italiani. La colpa è di non aver saputo leggere i segnali e dotato il Paese di un Piano della logistica adeguato. Il nostro Piano della logistica approvato dal Cipe risale al 2006… Mentre noi parliamo delle possibili opportunità della “Via della Seta” i Paesi del Nord Africa hanno già saputo realizzare una rete logistica che ci escluderà dai traffici del futuro. Vorrei evidenziare (non per il vezzo di sostenere che lo avevo detto…) che in un articolo del 2009 sul blog del Tgcom-Stradafacendo avevo lanciato l’allarme su quanto Marocco, Algeria, Tunisia ed Egitto avevano deciso di realizzare in materia d’investimenti nella logistica e nei servizi portuali (basta linkare su stradafacendo e si trova l’articolo). Ora le previsioni per il solo porto di Tangeri ipotizzano incrementi di traffici pari a 9 milioni di containers, ma all’orizzonte c’è anche l’obiettivo che con il Tanger Tech 2 i porti del Nord Africa si candidino a divenire non solo lo “scalo” più importante nel Mediterraneo ma anche un punto di riferimento per le rotte commerciali del resto del mondo. Se si raffrontano queste scelte con la politica dei no dei quali i propugnatori della “decrescita felice” sono portatori c’è da rabbrividire. Demagogia sulla sicurezza, parole e posizioni contrastanti sulle infrastrutture, le funzionalità del ministero dei Trasporti che sono solo annunci (ancora oggi i mezzi pesanti non si revisionano nei tempi previsti, etc, etc etc): qualcuno pensa veramente che senza una politica organica sulla logistica il Paese possa progredire e competere?

Paolo Uggé, vicepresidente di Conftrasporto e Confcommercio

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