Ferrobonus scomparso dalla manovra. “Senza incentivi la cura del ferro non guarirà i trasporti”

L’hanno chiamata la “cura del ferro” e il suo principale “principio attivo”, determinante perché possa aver effetto migliorando le condizioni dell’integrazione del trasporto fra strada e ferrovia, è il ferrobonus. Ovvero l’incentivo a favore delle imprese committenti di servizi ferroviari e degli operatori multimodali ferroviari previsto dalla Legge di Stabilità per il triennio 2016-2018 a sostegno del trasporto combinato e trasbordato su ferro, voluto per spostare una parte del traffico merci dalla rete stradale a quella ferroviaria. Un componente senza il quale la cura del ferro rischia di avere lo stesso effetto che su un raffreddore potrebbe avere l’Aspirina privata dell’acido acetilsalicilico. E il rischio che il ferrobonus scompaia esiste davvero visto che la “voce” non è presente nelle bozza della manovra. A lanciare l’allarme è stato Guido Gazzola, presidente di Assoferr, associazione delle imprese proprietarie di carri ferroviari, che intervenendo al forum di Pietrarsa organizzato da Assoferr e Confetra, per riunire gli stati generali del settore ferroviario ha manifestato tutta l’inquietudine degli operatori dei trasporti e della logistica per le incertezze del governo in tema di infrastrutture. “Siamo molto preoccupati, speriamo che il ferrobonus non salti”, ha affermato Guido Gazzola, denunciando come sia tutta la “cura del ferro” a essere in discussione e come sul fronte degli incentivi l’industria ferroviaria si senta penalizzata dal braccio di ferro che sta avvenendo all’interno della maggioranza. “Il Governo non può non considerare il ferrobonus come uno strumento essenziale per lo sviluppo dell’economia”, ha affermato il presidente di Assoferr, “sappiamo che una parte della maggioranza è d’accordo. Le imprese del settore non possono permettersi che questa misura salti. Sono anni che spingiamo perché venga riconosciuta l’importanza del trasporto ferroviario e delle sue infrastrutture. Adesso che abbiamo i finanziamenti, qualcuno al governo ci dice che bisogna aspettare le analisi di costi e benefici delle opere. A noi operatori questa decisione ha fatto venire i capelli dritti”. ». E il presidente di Confetra, Nereo Marcucci, ha ricordato come “in audizione in Parlamento fosse stato assicurato che questi incentivi sarebbero stati introdotti”. Salvo poi scomparire dalla bozza su cui si discute, destino comune a molte promesse fatte in campagna elettorale da chi per chiedere voti è ormai abituato a raccontare le più colossali bugie. 

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