Il pericolo corre a tutta velocità sulle rotaie italiane ma non ci sono i soldi per fermarlo

Il pericolo correva sulle rotaie ma non c’erano i soldi per fermarlo. Si può sintetizzare così quanto emerso dalle indagini della Procura della Repubblica di Trani sul violento scontro frontale tra due treni della Ferrotramviaria avvenuto sulle linee delle ferrovie Bari Nord, tra Andria e Corato, il 12 luglio dell’anno scorso, in cui morirono 23 persone e 51 rimasero ferite, alcune in modo grave. Lo scrivono gli stessi magistrati della Procura della Repubblica di Trani in una nota ,diffusa dalla Polizia di Stato, in cui si legge che “è stato accertato che nel corso degli anni si erano verificate numerose situazioni di pericolo, determinate da errori umani molto simili a quelli verificatisi il 12 luglio 2016, che avrebbero dovuto indurre la dirigenza a predisporre misure urgenti di riduzione e contenimento del rischio, quali l’installazione di un sistema di blocco elettrico automatico, la riduzione delle velocità dei treni e l’aumento della separazione temporale tra un convoglio e l’altro”, ma che purtroppo “queste misure non furono adottate per motivi economici, confidando nel futuro ammodernamento dell’intera linea ferroviaria e accettando, pertanto, nelle more di questo previsto ammodernamento, il rischio di un incidente”. Le indagini, che nella terza fase hanno coinvolto anche l’organo deputato a concedere il nulla osta di esercizio della circolazione ferroviaria (l’Ustif) e quello competente a impartire direttive di indirizzo e coordinamento al fine di migliore la sicurezza ferroviaria (il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) hanno anche evidenziato come “nonostante il regime di circolazione con blocco telefonico su binario unico sia stato dichiarato obsoleto e inadeguato rispetto ai moderni standard di sicurezza, l’Ustif e il Ministero non hanno adottato alcuna disposizione o direttiva finalizzata a imporre l’adozione di sistemi di sicurezza automatici e di misure idonee a contenere il rischio di incidente”. Gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari sono stati notificati nei confronti di Ferrotramviaria SPA e di 18 indagati: tre agenti ferroviari, 11 responsabili e dirigenti di Ferrotramviaria, due dirigenti dell’Ustif e due dirigenti del Dipartimento per i Trasporti.

2 risposte a “Il pericolo corre a tutta velocità sulle rotaie italiane ma non ci sono i soldi per fermarlo

  1. La Borbonia non ha diritto a niente. Essendo una Colonia italiana da 156 anni, non puo’ avere gli stessi diritti che ha l’Italia.

  2. Il pericolo corre sulle rotaie ma lo Stato e il Governo dove sono? Leggiamo che le Ferrovie acquisiscono partecipazioni o addirittura la maggioranza di società estere che effettuano trasporti sui treni. Ma, visto che percepiscono risorse pubbliche (non ritengo lo vogliano negare, basta guardare i bilanci dello Stato che li chiama in altro modo ma sempre contributi pubblici sono), non sarebbe più giusto intervenire su linee vecchie e inadeguate facendo la necessaria manutenzione prima di investire in acquisizioni di Ferrovie in Paesi esteri?

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