Brescia, la mobilità sostenibile viaggia solo a parole. Due anni fa le promesse, poi più nulla

“Una viabilità funzionante consente benefici quotidiani non solo agli automobilisti e ai pendolari, ma soprattutto al trasporto su strada. Per questo appaiono francamente paradossali due situazioni di stallo che coinvolgono la provincia di Brescia”. A denunciarlo, con una lettera aperta inviata ai quotidiani locali, è il presidente della Fai, la federazione autotrasportatori italiani, di Brescia, che punta  il dito su due “grandi incompiute: la rotatoria di via Antonini a Sarezzo, e la  Corda Molle fra Azzano Mella e Travagliato. Per quanto riguarda la prima, premesso che “è sempre attuale la questione dell’autostrada della Valtrompia”, Sergio Piardi sottolinea come “il disagio si rifletta anche su alcune infrastrutture a essa collegate”. Con particolare riferimento proprio  alla rotatoria di Sarezzo “un’opera strategica messa in standby dalla richiesta di prolungamento del raccordo autostradale verso la Valgobbia. Come ha ricordato di recente il sindaco di Sarezzo, Diego Toscani”, si legge nella lettera aperta, sono 250 gli autoarticolati che ogni giorno arrivano alle Acciaierie Venete e altri 200 transitano sulla stessa strada. A questi si aggiunge il nuovo stabilimento della P.E.L. in costruzione, che contribuirà senza dubbio all’aumento dei mezzi pesanti e la rotatoria che verrebbe costruita – peraltro senza costi per il Comune perché pagata dalle aziende – sicuramente aiuterebbe a decongestionare la viabilità. La Fai ritiene che si tratti di un’opera essenziale per regolare il traffico quotidiano che, come segnalato in questi giorni dalla stampa locale,  sarebbe dovuta concludersi entro fine anno. Il cantiere però è ancora fermo: oltre al danno, la beffa, non procede l’autostrada, non si fa la rotonda”. E se questa infrastruttura “viaggia” in pesante ritardo, denuncia il presidente della Fai Bresciana, la Corda Molle fra Azzano Mella e Travagliato è “una storia infinita, iniziata oltre dieci anni fa, un’altra monumentale “incompiuta” nella storia delle infrastrutture bresciane”.  Un caso emblematico dell’incapacità di l’Italia della politica e dell’amministrazione pubblica sa troppo spesso essere maestra:  dopo il tratto realizzato da Azzano Mella a Montichiari (17 chilometri aperti il 3 febbraio 2012) i lavori per realizzare  i 13 chilometri mancanti per collegarsi  con l’ingresso sull’autostrada Milano Venezia a  Ospitaletto non sono mai più partiti. “L’unica certezza è che al momento il Gruppo Gavio, che ha vinto la gara per l’autostrada A21 Brescia-Piacenza, non ha ancora ottenuto ufficialmente la concessione, né pagato gli oneri di subentro alla vecchia concessionaria o ha risolto la questione espropri (alcuni dei quali sono oggetto di causa in tribunale)”, scrive sempre Sergio Piardi. “ Quando ancora bisognerà aspettare?” Domanda che ha già una risposta, per nulla confortante: “ Se anche il Decreto arrivasse in tempi brevissimi, bisognerà contare altri tre o quattro anni di cantieri. Decisamente troppi. Le strade bresciane hanno bisogno di essere pronte per accogliere sia il traffico leggero, sia quello  pesante, si quello eccezionale. Si parla tanto di mobilità sostenibile, ma neppure i progetti già avviati vengono conclusi. A questo si sommano i disagi per chi ha dovuto cedere i terreni ai cantieri,  ed è ancora in attesa dei soldi degli espropri. Proprietari,  in prevalenza agricoltori,  che per tutti questi anni hanno continuato a pagare l’Imu sui loro campi inutilizzabili. È vero che molti di loro hanno accettato l’accordo proposto dal Ministero a fine 2015, ma c’è ancora chi è in attesa dei soldi. Capisco che i costi, i lavori e i possibili disagi per gli utenti siano importanti, ma ogni infrastruttura rappresenta un tassello che si incastra in un quadro complessivo a tutto vantaggio della viabilità generale, soprattutto per alleggerire i tracciati abitualmente percorsi dalle automobili e dai camion. I camion non possono scegliere di fare deviazioni improvvise o “scorciatoie” in caso di necessità, come fanno le automobili. Dobbiamo poter contare su strade complete e pienamente funzionanti. Non dimentichiamo che gli ingegneri dell’Università stanno facendo un lavoro capillare per verificare lo stato di manutenzione dei ponti e dei viadotti della provincia; le nuove strade potrebbero essere una valida alternativa in attesa del via libera degli esperti o in attesa del completamento dei lavori di ristrutturazione”. La strada per superare questi ostacoli? “Bisogna definire con precisione tempi, costi e soggetti responsabili per le diverse opere e fasi realizzative: non è sufficiente che si annunci l’avvio dei lavori se poi per pubblicare un Decreto,  come quello riguardante la A21, ci vogliono due anni.  È essenziale che le imprese siano messe in condizione di operare in un contesto favorevole e competitivo: questo significa garantire tempi certi nella realizzazione delle opere, eliminare i vincoli, semplificare le regole, rivedere i meccanismi fiscali. Se dall’approvazione di un progetto alla sua cantierizzazione passano degli anni, i costi lievitano, e le opere si bloccano. Il nodo delle risorse è cruciale. La Fai di Brescia sollecita tutte le istituzioni a prendere le decisioni necessarie per superare le strozzature del sistema dei trasporti e per consentire alle imprese di restare agganciate ai grandi flussi europei di merci, senza perdere ulteriormente una già precaria competitività”.

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