Uberpop, un altro round perso. L’attività può essere vietata e sanzionata dagli Stati europei

L’esercizio di un’attivita’ di trasporto come quella di Uberpop, servizio a metà tra un taxi senza licenza, un noleggio di auto con conducente e un servizio di car sharing gestito semplicemente tramite un’App sul telefonino, e destinato, almeno nei piani degli ideatori, di permettere a chiunque abbia patente e automobile di trasformarsi in un guidatore professionista, può essere vietato e sanzionato dai rappresentanti degli Stati membri dell’Unione europea senza che questi siano obbligati a a notificare preventivamente alla Commissione europea le misure che intendono adottare. È questo il parere espresso dall’avvocato generale della Corte di giustizia dell’Unione europea, Maciej Szpunar, in risposta a ricorso presentato da Uber al tribunale di Lille contro una legge adottata in Francia che ha permesso alle autorita’ francesi di perseguire penalmente il colosso americano proprio per aver organizzato tramite Uberpop un sistema che mette in contatto clienti e conducenti non professionisti che trasportano persone a titolo oneroso. La Corte di Giustizia dell’Ue e’ stata chiamata a esprimersi dopo che il tribunale di Lille ha rinviato la questione a Lussemburgo. L’avvocato generale Maciej Szpunar ha anche voluto ricordare come il servizio Uberpop rientri nel settore dei trasporti e non costituisca pertanto un servizio della societa’ dell’informazione ai sensi della legislazione europea, tesi del resto già emersa nelle aule di giustizia Spagnole nello scorso maggio nella causa Uber Spain 2. Il parere dell’avvocato generale, che si è espresso contro Uberpop per la seconda volta in poche settimane, non e’ vincolante: toccherà ora alla Corte nel suo insieme decidere nelle prossime settimane dell’esito ricorso.

Una risposta a “Uberpop, un altro round perso. L’attività può essere vietata e sanzionata dagli Stati europei

  1. Se l’attività di Uber, pop o black, rientra nel campo dei trasporti come pare sostenga l’avvocato generale presso la Corte di Giustizia, l’attività deve essere assoggettata a tutte le norme relative ai trasporti. Tesi che qualcun altro in Italia da tempo sostiene.

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