Dieselgate senza fine, negli Stati Uniti arrestato un manager di Volkswagen

È ancora bufera su Volkswagen. Secondo quanto riporta il Financial Times, le autorità americane hanno accusato i vertici della casa costruttrice di aver “autorizzato” che il software al centro del dieselgate restasse nascosto. Intanto, lunedì uno dei manager di Volkswagen, Olivier Schmidt, è stato arrestato negli Stati Uniti con l’accusa di complotto per frodare gli Usa. Schmidt è stato fermato all’aeroporto di Miami, dove si trovava in vacanza, e resta sotto la custodia delle autorità che temono possa fuggire. Il fermo arriva mentre Volkswagen continua a trattare con il Dipartimento di Giustizia per risolvere la disputa penale sulle emissioni dieselgate. Un patteggiamento che potrebbe costare alla casa automobilistica alcuni miliardi di dollari. Schmidt è uno dei manager Volkswagen ad aver partecipato nel 2015 all’incontro sul software al centro del dieselgate nella sede di Wolfsburg. Schmidt avrebbe preparato per l’incontro del 27 luglio 2015 una documentazione in vista dell’incontro con le autorità della California, che avrebbe avuto luogo la settimana successiva. Nel caso di esito positivo dell’incontro, Volkswagen avrebbe ottenuto la necessaria certificazione per la vendita di auto negli Stati Uniti. Un esito “negativo” avrebbe invece sollevato la possibilità di una “accusa” formale, si legge nella documentazione depositata dalle autorità americane. “I dipendenti Volkswagen sapevano che se avessero detto la verità e rivelato il software truccato, Volkswagen non avrebbe venduto nessun veicolo diesel negli Stati Uniti” aggiungono le autorità americane. Lo scandalo è iniziato a emergere nel 2014 con uno studio dell’International Council on Clean Transportation. Schmidt, dopo aver visto i risultati dello studio, avrebbe scritto a un collega: “Dovremmo prima decidere se vogliamo essere onesti. Se siamo disonesti tutto resta come è”.

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