La battaglia navale dei traghetti. Russo: “Rivedere il sistema delle agevolazioni”

Autostrade del mare. Un tema che, in vista dell’estate, si preannuncia sempre caldissimo. Quest’anno, in particolare, rischia di risultare addirittura bollente, sull’onda del caso scoppiato sulla politica di aiuti economici alle compagnie di navigazione italiane, alimentato da violente polemiche. Un caso che vede contrapporsi, come in una vera e propria battaglia navale, due schieramenti: da una parte chi chiede che le agevolazioni vengano destinate a premiare esclusivamente le compagnie che salvaguardano e incrementano l’occupazione dei marittimi comunitari e in particolare degli italiani; dall’altra chi vuole aiuti “a pioggia” per tutti. Un caso “riassunto” a Trasporto Commerciale da Pasquale Russo, segretario nazionale di Unatras.

«La vicenda è nata dalla contrarietà di alcuni armatori italiani, tra cui Vincenzo Onorato, alla proposta avanzata dai responsabili di Confitarma di estendere i privilegi di cui godono le compagnie italiane a tutte le bandiere europee, il che permetterebbe l’imbarco di marittimi extracomunitari ma con contratti non europei», spiega Pasquale Russo. «Tutto ciò si basa su una legge del 1998 che aveva introdotto una serie di agevolazioni per gli armatori: infatti, le compagnie dell’armamento italiano sono una categoria privilegiata, godono una quasi totale esenzione fiscale, sgravi contributivi e Irpef. Sono passati tanti governi, eppure questi privilegi sono stati mantenuti. Ma la ratio di quella legge era la difesa del lavoro dei marittimi italiani: invece, ha finito per dare la possibilità di impiegare su navi italiane marittimi extracomunitari assunti in base a contratti di lavoro non italiani, che costano un terzo in meno rispetto a chi impiega gli italiani. Questo meccanismo ha determinato fenomeni di distorsione della concorrenza tra gli operatori, producendo effetti negativi sull’occupazione e sulla formazione dei marittimi italiani». E quali sono ora i possibili scenari che potranno delinearsi? «Siamo ancora a metà del guado. Un grosso passo avanti, nella linea da noi tracciata, è stato fatto con l’approvazione in Senato nell’ambito della discussione della legge europea di un emendamento che prevede una delega al ministero dei Trasporti sul riordino della normativa in materia di aiuti concessi al settore marittimo, salvaguardando il valore del registro internazionale. Aspettiamo i contenuti della proposta governativa e siamo pronti a dare il nostro contributo per il rispetto delle regole e un riequilibrio delle norme di settore».
Un tema sul quale è scesa in campo (o se preferisce in acqua) Fedarlinea, la principale associazione di rappresentanza delle compagnie di cabotaggio marittimo cui aderiscono Snav, Tirrenia, Moby, Toremar, Caremar, Siremar, Laziomar, Medmar, Alilauro, Navigazione Libera del Golfo e Delcomar. I nuovi “comandanti” di Fedarlinea, hanno definito “inaccettabile” che una legge ideata per sostenere l’occupazione dei marittimi italiani sia finita con il consentire forme di dumping sociale a danno dell’occupazione dei marittimi italiani stessi…
«Sul fronte opposto c’è un altro schieramento, guidato da Emanuele Grimaldi, presidente dell’omonima compagnia di navigazione ma anche di Confitarma, favorevole a estendere i benefici fiscali italiani a tutte le bandiere comunitarie, anche a quelle che imbarcano marittimi extracomunitari».
L’obiettivo è, come denunciato dalla controparte, solo quello di imbarcare lavoratori che costino il meno possibile o possono esserci altre motivazioni? «Fedarlinea non vuole minimamente mettere in discussione l’utilità del registro internazionale del personale marittimo. Sosteniamo l’importanza del registro e riteniamo che il suo impianto portante non vada modificato per consentire alla flotta italiana di mantenere il livello di competitività in ambito internazionale. Piuttosto, la nostra posizione è stata dettata dall’abuso che diversi operatori dell’armamento italiano, impegnati in traffici nazionali e internazionali, hanno fatto della deroga che permette l’imbarco di personale marittimo extracomunitario, con costi notevolmente inferiori rispetto al personale italiano, godendo anche dei benefici fiscali previsti dal registro internazionale. Tutto ciò ha provocato un vero e proprio dumping sociale a svantaggio di chi, soprattutto gli operatori impegnati nel cabotaggio nazionale, si è impegnato in questi anni ad assumere e mantenere, con grande sacrificio, il personale marittimo italiano. Da questo scaturisce la nostra richiesta di rivedere completamente il sistema dei benefici fiscali per le imprese armatoriali, prevedendo che essi spettino a quegli operatori del cabotaggio nazionale che sono impegnati a tenere personale comunitario nei loro equipaggi».
A proposito di aiuti agli armatori: sul tavolo c’è anche il caso del riequilibrio degli aiuti a vantaggio delle compagnie operanti nel cabotaggio con le isole minori pesantemente penalizzate negli ultimi anni dall’esclusione degli sgravi contributivi sul personale e dalla modifica del regime Iva con conseguenti perdite per milioni di euro proprio a discapito delle imprese che garantiscono un servizio di pubblica utilità. A che punto siamo? «Anche su questo versante Fedarlinea chiede un riequilibrio degli aiuti a favore di quelle compagnie che sono impegnate a garantire la continuità territoriale con le isole minori del nostro Paese. Risulta, inoltre, del tutto incomprensibile il mantenimento dell’attuale regime Iva proprio per le società che offrono questo tipi di servizi, per le quali l’attività svolta, di pubblica utilità, finisce per diventare quasi antieconomica». Questi i temi caldi dell’estate 2016. Poi ci sono i temi che si ripropongono ogni estate… Per esempio il fatto che in questa stagione dell’anno in cui si spostano milioni di vacanzieri per gli autotrasportatori imbarcare i propri Tir diventa impresa più difficile. «Anche per le autostrade del mare Fedarlinea avanza una richiesta identica a quella più volte ripetuta al Governo da Conftrasporto per strade, autostrade e ferrovie sulla terraferma e più in generale per una logistica integrata: un’unica regia, una sola governance perché solo con una visione e interventi coordinati si può far ripartire il “sistema” trasporti».
Il governo nella legge di stabilità 2016, a seguito dell’accordo con le associazioni di categoria, ha previsto il finanziamento degli incentivi Marebonus e Ferrobonus. «Il Marebonus va proprio nella direzione di favorire l’utilizzo da parte degli autotrasportatori delle autostrade del mare, con una dotazione di circa 45 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2016-2018. Il provvedimento è stato notificato, come da prassi, alla Commissione europea e si attende il via libera da Bruxelles per dare attuazione a uno strumento su cui l’autotrasporto ha creduto fermamente, anche nell’ottica della sostenibilità ambientale».

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