Autotrasporto, dopo mesi i sindacati si accorgono che la bomba sta per scoppiare

“Finalmente le parti sociali intervengono su un tema che Fai Conftrasporto ha posto da tempo, rivolgendo appelli proprio ai sindacati perché scendessero in campo per  contrastare la concorrenza selvaggia degli autotrasportatori dell’Est Europa e di quelli italiani delocalizzati per e difendere i nostri lavoratori. Per mesi gli appelli ai sindacati sono rimasti inascoltati, ma ora finalmente anche loro sembrano aver compreso la gravità della situazione. Meglio tardi che mai”. Con queste parole Doriano Bendotti, membro della direzione nazionale della Fai, ha commentato le dichiarazioni con le quali unitariamente i rappresentanti di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti per il settore del trasporto merci su strada hanno chiesto al Governo un deciso intervento per contrastare esattamente quanto denunciato in passato da Fai, “con particolare riferimento al cabotaggio e al distacco transnazionale” e alla luce “della situazione difficile che vive l’Italia e che rischia di determinare ulteriori danni, gravi e irreparabili, sotto il profilo sociale”. “L’apertura alla concorrenza europea attraverso direttive alquanto discutibili, la libera circolazione e le regole che sovraintendono il mercato del lavoro, in modo particolare la direttiva europea 96/71/CE in materia di distacco transnazionale dei lavoratori nell’ambito di una prestazione di servizi”, denunciano oggi, dopo mesi di silenzio imbarazzante i rappresentanti delle tre organizzazioni sindacali, “hanno determinato di fatto un dumping sociale particolarmente vessatorio per i lavoratori italiani con qualifica di autista di automezzi di trasporto merce coi i nostri lavoratori che rischiano ormai di non poter più lavorare, e non solo”. Secondo Filt, Fit e Uilt ”le conseguenze sono pesanti per il sistema Paese, le stesse imprese usano impropriamente il distacco e pur di sopravvivere si rivolgono a società di intermediazione di manodopera dei Paesi dell’Est Europa oppure a trasferire l’azienda su quei territori. Tale situazione è oltremodo negativa perché, come ovvio, indebolisce il nostro sistema di servizi, si perdono entrate fiscali e contributive, oltre a spingere le imprese ad alimentare il lavoro grigio e nero per abbassare sempre più le tariffe per reggere il mercato”. “Che le conseguenze siano pesanti per il sistema Paese, Fai Conftrasporto lo sta denunciando ormai da mesi, e ai signori dei sindacati sarebbe bastato informarsi per capirlo”, commenta sempre Doriano Bendotti. “In quanto al fatto che si perdano entrate fiscali e contributive, il presidente di Fai Conftrasporto lo ha denunciato ripetutamente in numerosi suoi interventi pubblicati da quotidiani nazionali, oltre che su Stradafacendo.tgcom24.it, con titoli che parlavano di “bomba a orologeria” pronta a esplodere. L’augurio ora è che si faccia fronte comune per contrastare la situazione nell’interesse delle aziende, dei lavoratori e dell’economia italiana”.

2 risposte a “Autotrasporto, dopo mesi i sindacati si accorgono che la bomba sta per scoppiare

  1. Ma i sindacati che ci stanno ancora a fare? A fare le sanguisughe, a mantenersi alle spalle dei lavoratori senza fare niente. Questa ne è la conferma: non hanno fatto niente per mesi e adesso improvvisamente si svegliano, ripetendo pari pari quello che da mesi va dicendo il signor Uggè (al quale dovrebbe pagare almeno il copyright…..) Qualcuno di voi sente ancora la necessità di questi apparati PARASSITI????? Io no.

  2. I sindacati, esattamente come ogni struttura, a volte funziona a volte no. Come ama dire qualcuno, hanno bisogno di una grossa riforma, ma non sono inutili, anzi. Su questo tema, hanno toppato ma proprio alla grande. Meglio tardi che mai, comunque: più for<e si muovo, più c'è possibilità che chi faccia dumping sociale sia buttato fuori dal mercato, senza finestre di rientro e senza possibilità di redenzione.
    Ciò non vuol dire bloccare il cabotaggio (come dice una collega) o punire chi ha internazionalizzato la propria impresa per acceder a mercati esteri, vuol dire colpire chi ha violato le norme e fa trasporti nazionali non pagando i contributi in Italia.

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