Automobilisti per forza: l’assenza dei mezzi pubblici ci costa come tre Imu l’anno

Il ritardo nelle infrastrutture e negli investimenti del trasporto locale in Italia rispetto al resto d’Europa costa alle famiglie 1500 euro l’anno. Lo rileva lo studio dell’Aci e della Fondazione Caracciolo “Il trasporto pubblico locale in Italia”, che osserva come questo divario, già ribattezzato lo spread della mobilità, vale quasi tre Imu (l’imposta media è di 590 euro). Tutto nasce dal costo degli “automobilisti per forza”, vale a dire i chilometri che si è costretti a percorrere in auto per mancanza di mezzi pubblici efficienti. 

Tra i dati all’origine di questa stima la più ridotta rete ferroviaria urbana e suburbana (5 chilometri per abitante contro i 7,5 europei) e metropolitana (20 chilometri di rete ogni milione di abitanti contro i 54 europei). “La sola Madrid ha più chilometri di metropolitana di tutte le città italiane messe insieme”, osserva il responsabile della ricerca, Ennio Cascetta, che sottolinea la vecchiaia del parco circolante su gomme (oltre 9 anni) e il ritardo nell’innovazione tecnologica.
Per adeguarsi agli standard europei bisognerebbe investire, secondo lo studio, oltre un miliardo di euro in servizi in più rispetto ai 6 miliardi attuali e oltre 4 miliardi di euro in più in infrastrutture per 10 anni. Queste risorse potrebbero essere reperite, in parte (1,5 miliardi), con una riduzione del 10 per cento dei costi di servizio e un aumento del 10 per cento dei ricavi del traffico a fronte di una domanda di mobilità in crescita dall’11,6 per cento della popolazione nel 2009 al 13,5 per cento del 2011. Nello stesso periodo la domanda di mezzi privati è passata dall’80,8 per cento della popolazione al 79,4 per cento.

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