La Cina soffocata dall’inquinamento torna alla cara vecchia bicicletta

Che sia nata una nuova coscienza ecologica anche tra i cinesi? Il popolo della terra che cresce e inquina di più sembra aver riscoperto quella che è stata uno dei suoi simboli, ossia la bicicletta. Non la vecchia bici nera da uomo, ma un modello elettrico e a pedalata assistita. In effetti lo smog alle stelle è uno dei problemi più delicati ed evidenti della Cina e il governo centrale fatica a ridimensionare le preoccupazioni dei cittadini. 

Anche perché, una dopo l’altra, si susseguono emergenze clamorose, con le notizie, le foto e le immagini diffuse dai satelliti e dalla Rete che rendono impossibile oscurare questi fenomeni. L’ultimo in ordine di tempo riguarda le sette città della provincia di Wuhan. Il consolato francese ha consigliato ai transalpini in loco di chiudersi in casa e non uscire, avendo cura di non accendere nemmeno l’aria condizionata. Oltre alla presenza di moltissime industrie, all’uso massiccio del carbone, tra le cause di questo forte inquinamento – secondo i meteorologi – c’è anche lo stazionamento di una forte figura barica alto pressoria che tende a schiacciare l’inquinamento nei bassi strati. In questo contesto è una buona notizia quella diffusa da una bella inchiesta di Repubblica firmata da Gianpaolo Visetti. Che racconta come il governo, per vincere la sfida contro lo smog stia ora incoraggiando i cinesi a rinunciare alle auto e tornare a pedalare. Per respirare meglio, non rimanere imprigionati in ingorghi clamorosi, migliorare davvero la qualità della propria vita. Nel 2011 in Cina sono state vendute 490 milioni di biciclette normali e 160 milioni di biciclette elettriche ed è previsto che diventino almeno 200 milioni entro il 2015. Si moltiplicano nelle grandi città i punti in cui è possibile fare bike sharing a costi molto contenuti. Il piano di riciclizzazione della Cina è partito e il mondo intero non potrà non tenerne conto.

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