Uggè: “Gli scali marittimi sono le porte dell’Italia sul mondo, ma nessuno le apre”

“Mi rivolgo al mondo politico per chiedere perché un Paese che vive di turismo, vero e proprio “petrolio dell’Italia”, abbia impiegato 20 anni per fare una legge accettabile in materia di porti, perché i nostri scali sono costretti a operare in un limbo di isolamento logistico, bloccati nello sviluppo. E questo nonostante un consenso generale all’interno delle commissioni parlamentari”. A porre la domanda è stato Paolo Uggè, vicepresidente nazionale di Confcommercio, aprendo a Roma il convegno “Infrastrutture, trasporti, logistica e mobilità, sciogliere i nodi per competere” al quale è intervenuto anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti  Corrado Passera.  Uggè ha sottolineato come “uno dei fattori determinanti ad attrarre traffici commerciali è proprio il ruolo dei porti, dei retro porti e dei collegamenti con le diverse modalità. Dobbiamo sostenere con forza il ruolo strategico dei porti che, nonostante siano la porta dell’Italia sul mondo, oggi sono afflitti da mille problemi: dalla bassa profondità degli scali marittimi, alla scarsa disponibilità di banchine e piattaforme ben attrezzate; dalle carenze di spazi operativi alle lungaggini assurde, che di europeo hanno ben poco, nelle operazioni di sdoganamento delle merci. Fino ad arrivare agli inefficienti collegamenti con le reti terrestri, in particolare per quanto riguarda il trasporto nelle aree urbane. Tutti fattori”, ha concluso Paolo Uggè, “che contribuiscono a penalizzare fortemente la competitività del sistema italiano dei trasporti in un mondo in cui un’implacabile competizione internazionale richiede ai nostri porti di fare sistema attraverso la promozione di sinergie e integrazioni”.

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