“Presidente Napolitano, pensi alle vittime della strada, eviti che ce ne siano altre”

I costi della sicurezza stradale (e non solo) non possono entrare in una logica di mera contrattazione economica e le istituzioni, sempre più propense purtroppo a seguire una cultura del denaro e del guadagno, non possono sacrificare sull’altare del guadagno due importanti obiettivi del Decennio d’azione per la sicurezza stradale presentato a Roma l’11 maggio 2011 sotto l’egida dell’Onu e dell’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità, e firmato da 36 organizzazioni economico-sociali italiane. È questo, il messaggio che Giuseppe Guccione, presidente della fondazione Luigi Guccione onlus per le vittime della strada, ha voluto lanciare alle istituzioni del nostro Paese attraverso una lettera indirizzata direttamente al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Una lettera in cui Giuseppe Guccione ricorda come in un ricorso depositato al Tar del Lazio, Confindustria, l’Unione petrolifera e altre dodici associazioni industriali assieme a una quindicina di aziende dei settori chimico, cartario e petrolifero (tra cui Eni, Total, Erg, Tamoil e Shell Italia) si dichiarano contrari ai costi minimi della sicurezza dell’autotrasporto. Costi minimi, sottolinea il presidente della fondazione onlus, “che sono legge dello Stato approvata dal Parlamento italiano”. Costi minimi che la grande committenza vorrebbe cancellare  senza domandarsi, evidentemente, a quanto ammontano i costi sociali della sicurezza stradale, quante siamo le vittime della strada e quanti soldi lo Stato spende ogni anno per questo… ” Questo, signor Presidente, è uno strano Paese”, scrive sempre Giuseppe Guccione a Giorgio Napolitano. “Quattro anni orsono abbiamo scoperchiato il bubbone degli incidenti  sui luoghi di lavoro. Oltre il 52 per cento delle morti, nel 2007, di questi incidenti non avvenivano e non avvengono nelle fabbriche, nei cantieri, sulle impalcature dei palazzi in costruzione ma sul percorso casa – lavoro – casa. Sono incidenti stradali, infortuni in itinera e/o incidenti sul luogo di lavoro, la strada.

 

Confindustria, sindacati, Inail convennero con noi e si impegnarono ad avviare azioni concrete. Ma a oggi non è successo niente. Questi morti sono anch’essi lavoratori che vanno o tornano dal lavoro (uffici, fabbriche, ecc.) ma anche guidatori professionali, tra questi i camionisti, padroncini o dipendenti che siano. Hanno anche loro dignità di morti sul lavoro? O al pari di questi nessuno se ne cura? Noi per statuto e convinzione intendiamo tutelare e rappresentare le vittime e  chiediamo che la Consulta nazionale sulla sicurezza stradale presso il Cnel e il Governo attivino un’iniziativa che porti ad azioni concrete tendenti alla diminuzione di questo grave fenomeno sociale, investendoci risorse. Non permetteremo che lo Stato possa direttamente o indirettamente contribuire all’insicurezza stradale non impedendo violazioni di norme di legge e della legalità da parte di chicchesia”.

4 risposte a ““Presidente Napolitano, pensi alle vittime della strada, eviti che ce ne siano altre”

  1. Chiunque abbia avuto un familiare, un amico morto o gravemente ferito in un incidente stradale scriva una lettera al presidente Napolitano. Forse scenderà dal colle ad ascoltare le istanze della povera gente. Fino ad opra mi sembra che gli appelli sui costi minimi perla sicurezza li abbia bellamente snobbati, o sbaglio? (PS: se qualcuno ha notizie di prese di posizione del presidente della Repubblica a favore dei costi minimi per la sicurezza nel trasporto merci ci può informare tramite Stradafacendo? Sarei felicissimo d’essere smentito… Grazie a tutti

  2. Fosse per me, i costi minimi se li possono anche abolire. Tanto non mi ci trovo molto bene, perchè sono comunque sotto il minimo di decenza, di remunerazione per il servizio reso, a fronte dei costi vivi, sociali, contributivi, familiari, personali e fiscali. Per mio conto presento le tariffe, sulla base dei costi di azienda, dei costi, vivi, dei costi sociali, dei costi di investimento (attrezzature, veicoli, informazione) e mi trovo che i costi minimi, “personali”, sono sopra delle tabelle ministeriali del 30 percento. La mia patente è una patente professionale (D-E), la mia attività è una Professione da Albo (Albo dei Trasportatori in c/t) e per acceder a tale “mestiere” ho dovuto frequentare corsi, studiare, superare esami e ottenere l’Autorizzazione. In risposta, dai comittenti, ottengo la sentenza che le mie tariffe sono al di sopra del 50 per cento rispetto alla “concorrenza”. Quindi anche abolite le tabelle dei minimi, da parte mia terrò solo in considerazione: la mia sicurezza, la sicurezza verso terzi, il servizio e il mio ritorno economico.

  3. Io non capisco perchè (anzi rettifico lo so) esiste solo una parola ai problemi della nostra categoria e ai costi minimi di sicurezza: “POTERI FORTI” questi sono quelli da individuare e chiamarli per nome, i giornalai fanno sciopero e ne parlano, i farmacisti fanno sciopero e se ne parla, i taxi fanno sciopero eccoli in prima pagina, bene signori dei “poteri forti” fate finta di non sentire, di non vederci, ci sorpassate guardando a sinistra non portateci alla disperazione già lo siamo. Non è possibile, uno apre un bar e calcola i costi di gestione, i costi per il personale, i costi per mettere in sicurezza il locale, e poi mette il ricarico per la sua azienda, noi non possiamo, siamo troppo potenti e quando uno è troppo indispensabile diventa trasparente per chi ti deve pagare e visibile per chi vuole darti delle colpe. Vorrei scrivere tanto ma lascia stare non tirate troppo la giacca se si rompe è la fine. Caro Presidente della Repubblica Italiana con i camion non si trasporta solo merce ma anche libertà, democrazia, pace, sicurezza; diventi la nostra bandiera. Il costo di sicurezza su un prodotto da noi trasportato incide meno molto meno di un centesimo al kg. La prego, smentisca Piero. Saluti

  4. Se i nostri operatori avessero tutti le idee e le applicassero come Giorgio, credo che di problemi ne avremmo molti meno. Purtroppo non è così e molti anzichè porsi nei confronti dei loro committenti con la giusta posizione che è quella di rifutare i viaggi sottoscosto, per un viaggio in più non tengono conto di quanto danno producono alla loro impresa. E così il mercato si guasta. Quando si comprenderà la forza di questo modo di ragionare non ci sarà la necessità di costi minimi e quant’altro. In attesa coloro che non hanno la forza di farlo li utilizzino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *