La sicurezza stradale non si può svendere per interessi di bottega

“Garantire la sicurezza sulle strade e sul lavoro è un dovere civile. E i costi minimi per la sicurezza sono lo strumento per adempiere a questo dovere. Chi ha tentato in ogni modo di far abbassare questi costi sotto la soglia minima che garantisce la sicurezza e continua (non sappiamo se per incapacità a comprendere  concetti semplicissimi, oppure seguendo una strategia ben precisa)  a presentare i costi minimi per la sicurezza come un (falso) ritorno a forme di tariffe obbligatorie,  punta solo  a interessi di bottega, fregandosene della vita di migliaia di persone”. Ad affermarlo è Paolo Uggè, presidente nazionale di Fai Conftrasporto e vicepresidente nazionale di Confcommercio, all’indomani della fumata nera al ministero dei Trasporti, dove il tentativo fatto dalla committenza di far rivedere al ribasso i costi minimi per la sicurezza nell’autotrasporto è miseramente naufragato. “È una risposta chiara, forte,  quella data dal Governo, che ha ribadito l’importanza della sicurezza sul lavoro, e dunque anche nel trasporto merci”, ha aggiunto Paolo Uggè, “una risposta che dovrebbe far riflettere una volta per tutte chi non comprende o finge di non comprendere l’importanza dei costi minimi, col solo obiettivo di generare le migliori condizioni per ottimizzare al massimo i propri interessi. Dal 12 giugno i costi minimi per la sicurezza (che, lo  ribadiamo per l’ennesima volta, non hanno nulla a che vedere con le vecchie tariffe) definiti dal ministero sulla base di confronti con tutte le parti sociali, sono un riferimento di certezza per garantire il rispetto delle regole sulla sicurezza. Il Governo rispondendo all’appello lanciato dalle associazioni delle vittime della strada, condiviso anche da altre 40 organizzazioni, non ha potuto fare altro che dare corso a quanto previsto da una legge dello Stato. Occorre aggiungere, per correttezza, che quella committenza che oggi, a torto, accusa il Governo di “ritorni al passato assolutamente fuori luogo” ha operato per evitare che le parti offrissero allo stesso la possibilità di individuare meglio, e per singoli settori, i costi della sicurezza. Chi combatte i costi minimi della sicurezza chiede solo di poter avere mani libere per sfruttare la debolezza dei troppi operatori del trasporto. E lo stesso vale per quanto riguarda il ricorso a stime di maggiori costi (un incremento dei costi di trasporto di circa 11 miliardi di euro, secondo Confindustria) che sono prive di senso. Anche il sottosegretario ai Trasporti, Bartolomeo Giachino ha parlato di un importo molto sovrastimato. La verità è che i costi minimi perla sicurezza peseranno sulle tasche dei cittadini solo per qualche millesimo di euro per ogni chilogrammo di merce trasportata dai Tir nei punti vendita. Per il sistema produttivo invece i maggiori costi in realta’ sono minori utili che in questi anni, soprattutto il mondo dell’intermediazione, ha ottenuto grazie a inaccettabili forme di sfruttamento che si sono scaricati in costi per la collettivita’ derivanti dagli incidenti. Corretto, dunque”, ha concluso Paolo Uggè, “il comportamento del Governo che forse ha l’unico torto di non aver agito da stimolo nei lunghi nove mesi entro i quali le parti, come la legge consente, avrebbero dovuto individuare li costi specifici dei singoli settori. Oggi si riparta dai costi minimi, che sono frutto di calcoli determinati dai tecnici del ministero, sulla base di quanto indicato dalle norme di legge, e ci si confronti avendo come punto imprescindibile la sicurezza della gente e non gli interessi di coloro che vogliono continuare ad approfittarsi delle debolezze di un settore”.

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