Tra Medjugorje e la Bosnia, a bordo dei camion viaggia la solidarietà

Questa è una storia di camionisti, di guerra, di bombe. Ma è anche una storia di donne, di pace, di fede, di solidarietà. Tutti elementi dello stesso racconto, di quella che potrebbe sembrare una favola ma che è realtà. È la storia di alcuni camionisti speciali, anche se loro dicono di no, che dai tempo della guerra nella ex Jugoslavia portano aiuti umanitari in Bosnia. Una favola che Elena Inversetti racconta dalle pagine del primo numero di  “Medjugorje. La presenza di Maria”, il nuovo mensile (nato il 15 gennaio 2011) che vuole portare in tutte le case la novità dell’annuncio cristiano attraverso la straordinaria e fedele maternità della Vergine.
“Il nostro vuole essere un giornale ‘a fin di bene’”, spiega il direttore responsabile, Enzo Manes (già giornalista del settimanale Tempi), “il luogo dove portare alla luce piccole e grandi storie che nascono dal miracolo della conversione continuamente invocata dalla Madonna e che metta in risalto il bene e il bello che vi è nel mondo, un bene più diffuso di quello che si possa pensare, ma che ma spesso viene ignorato dai mass media, più preoccupati di scandalizzare, concentrandosi quasi esclusivamente su ciò che vi è di male”.
La rivista, 64 pagine con 3,9 euro di prezzo di copertina, ha distribuzione nazionale e una tiratura iniziale di 50.000 copie. Tra gli argomenti presenti sul primo numero: una giornata a Radio Maria, con un’intervista al direttore e  anima dell’emittente padre Livio Fanzaga; la testimonianza di Mirjana Dragićević, una dei sei veggenti protagonisti delle apparizioni iniziate il 24 giugno 1981 (di cui quest’anno ricorre il 30° anniversario); la commovente esperienza di Margherita Coletta, vedova del brigadiere Giuseppe caduto in Iraq, nell’attentato di Nasiriyah;  il racconto di un raduno di preghiera mariano al palazzetto dello sport di Varese. E poi, a pagina 38, il racconto dell’incontro con la Madonna di Medjugorje di alcuni camionisti italiani in missione umanitaria durante la guerra in Bosnia. Una storia che ha preso il via dall’iniziativa di Chiarina Daolio, ex commerciante di Viggiù (in provincia di Varese), che con il marito Luciano ha dato vita all’associazione onlus “Mir i Dobro” (in serbo-croato: “Pace e Bene”). “Luciano ha cinquant’anni e una ditta di trasporti”, si legge nell’articolo, e conosceva Chiarina per motivi di lavoro. “Poi un giorno mi telefona e mi dice di avere urgente bisogno di un camion per portare viveri e generi di prima necessità alla popolazione della Bosnia”, racconta. “Una bella iniziativa, penso. Io sono cattolico, anche se non sono mai andato tanto in Chiesa, e aiutare gli altri mi ha sempre fatto piacere… ma in quel periodo sulla Bosnia piovevano le bombe! Ho subito pensato che Chiarina non avesse tutte le ruote a posto!”. Nell’articolo, Luciano ripercorre la decisione di accettare, la paura (“A Mostar ci hanno sparato addosso”), e l’incoraggiamento che arrivava da Padre Jozo, il parroco di Medjugorje ai tempi delle prime apparizioni della Vergine, e guida spirituale del convoglio (da 20 a 40 camion alla volta). E poi l’incontro con la Madonna di Medjugorje. Un’esperienza che ha vissuto anche un altro camionista, Luigi di Torino: “Ho saputo dei viaggi di Chiarina da alcuni colleghi camionisti e ho voluto partecipare anch’io. Volevo aiutare la povera gente sotto le bombe, ma non sapevo che avrei incontrato molto di più: la Madonna di Medjugorje. Io allora delle apparizioni non sapevo nulla”. C’è anche la storia di Ezio di Genova che per “Mir i Dobro” ha fatto 70 viaggi, di Claudio e della sua conversione. Per leggere l’articolo basta cliccare qui.

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