Perché Confindustria non segue
i trasportatori sulla strada giusta?

Coniugare l’esigenza di semplificare alcune operazioni di trasporto; consentire alle parti, attraverso libere trattative, di definire i corrispettivi del servizio prestato; rafforzare sia i poteri di controllo delle forze preposte sia le tutele in grado di assicurare che le operazioni di trasporto si realizzino nel rispetto delle disposizioni sulla sicurezza: sono questi gli obiettivi che per mesi il mondo dell’autotrasporto ha faticosamente inseguito e che ora stanno per diventare realtà, grazie all’accordo sull’autotrasporto raggiunto grazie alla determinazione e buona volontà di tutte le componenti interessate, e in particolare del sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino che è riuscito, con pazienza e determinazione, a portare in porto una non facile trattativa. Ora la parola passa al Parlamento al quale spetta il compito di esaminare le proposte di modifica concordate e dare valore di legge ai contenuti dell’intesa ancora più importante perché frutto di un gioco di squadra. Più volte, in passato, abbiamo evidenziato le positività collegate alla stipula di un accordo per l’autotrasporto che vedesse le parti interessate raggiungere, con la mediazione del Governo, un’intesa su disposizioni che, in modo concreto, dessero risposte ai temi della sicurezza sociale e della circolazione, completando la riforma della liberalizzazione regolata, avviata con la legge 32/05. Oggi possiamo affermare che i principi introdotti sono stati sostanzialmente condivisi dalla totalità delle associazioni più rappresentative dell’autotrasporto e della committenza, fatta eccezione per Confindustria che ha deciso di non sottoscrivere il protocollo, forte del convincimento, da Conftrasporto più volte contestato, che le normative introdotte di fatto reintrodurrebbero il sistema delle tariffe obbligatorie, abbandonato nel 2005. Rispettiamo i legittimi dubbi di chi ha ritenuto di non condividere il testo redatto, ma non possiamo sottacere tuttavia che altre rappresentanze economiche importanti lo hanno invece fatto. La cooperazione, i servizi e il commercio, l’artigianato, il mondo della spedizione (che ha dichiarato di non opporsi a quanto convenuto, sottoscrivendo comunque il preambolo del documento perché ha attribuito  grande rilevanza alla garanzia di un periodo di “pace sociale” che l’autotrasporto ha garantito di  fronte agli impegni significativi del Governo) hanno sostanzialmente apprezzato l’accordo. Anche nella rappresentanza del trasporto è mancata la firma da parte di una federazione che ha valutato insufficienti le soluzioni trovate sul rispetto proprio dei prezzi minimi di sicurezza. Esattamente le ragioni opposte alla considerazioni prospettate dalla rappresentanza dell’industria. Conftrasporto ritiene invece che quanto raggiunto sia l’avvio di un percorso che consente a chi vuol essere  imprenditore di poter avere dei punti di riferimento utili per definire le condizioni e le modalità per poter offrire servizi di trasporto agli utilizzatori i quali dovranno solo verificare che l’impresa scelta sia regolare e operi nel rispetto delle norme. È addirittura prevista, inoltre, la possibilità che siano le rappresentanze dei diversi settori a predisporre, tenuto conto delle rispettive specificità, condizioni operative, per mezzo di accordi su base volontaria e senza violare i principi comunitari e le normative della concorrenza che vietano la fissazione di prezzi. A quanto definito occorre aggiungere un ulteriore tassello: le modifiche apportate al Codice della strada. Grazie a quanto già approvato dal Parlamento, il principio delle responsabilità condivisa verrà assicurato per mezzo di controlli disposti per i componenti la filiera quando negli incidenti si generino feriti gravi o decessi. Norme più semplici che favoriscono trasparenza, tracciabilità, rispetto delle regole della sicurezza frutto di un serrato confronto tra le parti. Questi i contenuti che oggi migliaia di realtà economiche attendono che siano tradotte in normative per favorire un salto di qualità nell’operatività e nella legalità.

Paolo Uggé

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