Le comunità alpine dicono no
al passaggio dei megatruck

Le comunità di lavoro delle Regioni alpine riunite in Arge Alp, organismo di collaborazione transfrontaliera per la risoluzione di problemi in campo ecologico, culturale, sociale ed economico fondato nel 1972, si oppongono con forza al transito dei veicoli industriali extra lunghi, i cosiddetti megatruck. Lo hanno deciso lo scorso 18 giugno nel corso della 40ª Conferenza plenaria dei capi di governo delle regioni Alpine. Nella risoluzione c’è la più ferma opposizione alla possibilità al transito di complessi veicolari più lunghi dell’attuale limite previsto dalle disposizioni comunitarie che, attualmente, vengono sperimentati in alcuni Paesi europei e dello spazio economico europeo. In particolare, l’opposizione è netta rispetto ai complessi di veicoli di lunghezza fino a 25,25 metri o con peso massimo fino a 60 tonnellate.
“È evidente che le esperienze fatte con i gigaliner nei Paesi scandinavi e nel Benelux non sono applicabili alle condizioni vigenti nelle strette aree dell’Europa Centrale e nelle anguste valli alpine”, si legge nel documento deliberato. “Ad eccezione di pochi tratti stradali non è infatti possibile, o soltanto a fronte di costi altissimi, adeguare la rete stradale dell’arco alpino ai requisiti richiesti dai gigaliner, che peraltro sui tratti ripidi e nelle curve strette delle strade alpine rappresentano un potenziale pericolo per la sicurezza stradale. In particolare non è chiaro se i sistemi frenanti siano in grado di affrontare tali forti pendenze”.
Per ulteriori informazioni su Arge Alp consultare il sito della comunità:
http://www.argealp.org/?L=5
Per visionare il testo della risoluzione:
http://www.argealp.org/fileadmin/www.argealp.org/downloads/italiano/Resolution_Gigaliner_endgueltige_Fassung_it.pdf

Una risposta a “Le comunità alpine dicono no
al passaggio dei megatruck

  1. Allora ha ragione Uggè quando sostiene che quelli della Convenzione delle Alpi con i poteri che derivano loro dal protocollo trasporto possono intervenire e vietare decisioni che riguardano la mobilità. Respingiamo quel protocollo!

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