Lecco-Milano, i pendolari contestano orari e manutenzione

“L’unica nota positiva è un miglioramento della puntualità e della pulizia dei treni, ma…”. Non sono soddisfatti i pendolari della tratta Lecco-Milano dopo la riunione svoltasi nella sede della Regione Lombardia. Il comitato, infatti, riporta all’attenzione alcuni temi cari ai pendolari. A cominciare dagli orari: “Ancora una volta dobbiamo constatare il basso livello di attenzione da parte della Regione per quanto riguarda le ormai annose richieste di modifica all’orario chieste dai pendolari, anche con una petizione siglata da 600 passeggeri”, spiega il Comitato pendolari in una nota.
In particolare, i pendolari chiedono il “ripristino dell’ora di arrivo a Milano alle 7.30 e alle 8.30 rispettivamente dei treni 2553 e 2557, l’anticipo del 10546 Milano-Lecco (arrivo 7.51) per non far giungere in ritardo a scuola gli studenti, il potenziamento del 10551 Lecco-Milano per far fronte al sovraffollamento, il ripristino di alcune fermate a nord di Lecco dei treni diretti della Valtellina”. Richieste rimaste inascoltate, se si esclude l’anticipo di due minuti del 2553, che arriverà alle 7.45. “Un misero contentino”, commenta il comitato pendolari, che di fatto non permette a chi inizia a lavorare alle 8 di utilizzare quel treno. Al tavolo regionale – spiegano i pendolari – è stato detto che l’arrivo del treno non si può anticipare perché il binario di arrivo della Stazione Centrale di Milano è occupato. “E la Regione, responsabile della programmazione e del servizio, aveva assicurato che avrebbe fatto pressione su Trenitalia e Rfi. Falso, perché il binario oggi viene reso disponibile dalle 7.30 con la partenza di un regionale per Chiasso. Anche un profano”, commenta il comitato pendolari, “capisce che ben 17 minuti sono un lasso di tempo per l’arrivo del treno successivo che può essere drasticamente ridotto. La notizia, veramente incredibile, è che il treno per Chiasso da giugno partirà alle 7.35, complicando, se non rendendo impossibile la soluzione del problema, tanto che Trenitalia-LeNord ha prospettato di spostare l’arrivo del 2553 a Porta Garibaldi”. Il comitato pendolari lancia un invito anche alla classe politica locale. “In vista del fatto che, a settembre, gli istituti scolastici dovranno, in virtù della riforma scolastica, modificare gli orari delle lezioni, è quanto mai urgente che gli enti locali e i rappresentanti politici lecchesi, che vantano illustri e potenti personaggi in Regione e al governo, si facciano valere a supporto dei pendolari”.
Ma non è finita qua: i pendolari puntano il dito anche su un altro problema. “Per quanto concerne la manutenzione, è stato candidamente ammesso che non sono stati mantenuti gli impegni presi nelle riunioni”, spiega il comitato, “tanto che, ormai, le composizioni dei treni, e non solo della nostra linea, sono sistematicamente decurtate. Anche la promessa della disponibilità di un treno di riserva per la nostra linea è stata del tutto disattesa. Mentre altre direttrici della Lombardia usufruiscono invece di treni dell’ultima generazione, alla nostra linea arrivano “scarti” malmessi. Come se non bastasse, dopo la stagione delle promesse elettorali e dei relativi sprechi, arriverà quella dei tagli al servizio e degli aumenti tariffari. Noi abbiamo sempre sollevato forti perplessità sulla sostenibilità economica e tecnica data dall’introduzione di nuove corse non necessarie e non richieste, e quindi ribadiamo sin d’ora che non accetteremo di pagare per decisioni da noi non condivise. Altro obiettivo mancato è l’integrazione tariffaria, che rimane un sogno”.

Una risposta a “Lecco-Milano, i pendolari contestano orari e manutenzione

  1. Acqua in cambio di collegamenti ferroviari e stradali. È giunto il momento per i valtellinesi di uscire da un grosso equivoco. La valle fornisce energia a gran parte del Nord e in cambio non riceve che promesse la cui attuazione si rinvia da un’elezione all’altra. Propongo di organizzare un “viaggio premio” per i nostri uomini delle istituzioni in treno o in autovettura. Fintanto che vengono in valle con gli elicotteri non comprenderanno mai. È una vergogna: la storia dovrebbe insegnare qualcosa. Ci fu la rivoluzione del pane con l’assalto ai forni. Attenzione all’ira dei mansueti e dei pazienti, questo non è il Manzoni che lo afferma. Il professor Quadrio Curzio, una delle poche intelligenze vive che sa coniugare la praticità con il sapere e che non parla mai a vanvera, ha proposto recentemente di rilanciare la ferrovia veloce. La Provincia rilancia il traforo del Mortirolo, altri lo Stelvio e Mesolcina ma intanto che si discute l’economia ne soffre. I giovani abbandonano la valle e le imprese, quelle poche ancora rimaste senza una certezza andranno a delocalizzarsi o a situarsi da qualche altra parte del Paese. Valtellinesi avete mai provato a paragonare quanto concesso alla nostra Valle con quanto dato al meridione o alla Valle d’Aosta che ha meno abitanti di noi? Sarà ora che riflettiamo e decidiamo cosa fare.

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