Fiat, senza incentivi calo del 30%
Scorporata l’attività di Iveco

Il giorno dopo l’annuncio del cambio di presidenza, da Luca Cordero di Montezemolo a John Elkann, l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne (nella foto), inizia a tirare la giacchetta al governo Berlusconi, naturalmente sul fronte degli incentivi. “Chiudiamo un anno di crisi con risorse più che adeguate e una posizione forte”, ha detto Marchionne, il quale ha confermato gli obiettivi 2010, con ricavi per 50 miliardi di euro, un margine operativo fra 1,2 e 1,3, un utile netto intorno al pareggio e un indebitamento industriale netto intorno ai 5 miliardi. Marchionne però ha avvertito: senza gli incentivi si prevede un calo delle vendite in Italia del 30 per cento.
Il primo trimestre 2010, ha sottolineato, “è stato un trimestre anomalo in cui abbiamo continuato a beneficiare degli incentivi”, ma “in Italia senza incentivi le vendite scenderanno del 30 per cento nel secondo semestre”.
“Tutti hanno dovuto riconoscere che tutti i nostri obiettivi sono stati raggiunti, se non superati, dal 2004 alla fine del 2008”, ha sottolineato Marchionne osservando che questo percorso è stato interrotto dalla crisi globale che ha colpito “centinaia, migliaia di famiglie e anche la nostra azienda”.
I dati trimestrali diffusi dal Lingotto sono vicini al pareggio (perdita di 21 milioni di euro rispetto alla perdita di 411 milioni di euro del primo trimestre 2009). I ricavi, pari a 12,9 miliardi di euro, sono aumentati del 14,7 per cento rispetto al primo trimestre 2009, con Fiat Group Automobiles che ha conseguito un incremento del 22,1 per cento. L’utile della gestione ordinaria ha raggiunto i 352 milioni di euro rispetto alla perdita di 48 milioni nel primo trimestre 2009, con oltre la metà del risultato determinato dai business delle automobili.
Il margine sui ricavi pari al 2,7 per cento è ancora una volta positivo (come in ogni trimestre dopo il 2004, con la sola eccezione del primo trimestre 2009); maggiori volumi e continua attenzione ai costi hanno determinato contributi positivi da tutti i business. L’indebitamento netto industriale di 4,7 miliardi è di poco superiore ai 4,4 miliardi di euro di fine 2009 per effetto dell’aumento stagionale del capitale di funzionamento. La liquidità è rimasta forte a 11,2 miliardi di euro (12,4 a fine 2009) nonostante il rimborso, nel corso del trimestre, di un prestito obbligazionario di un miliardo.
Marchionne ha anche annunciato che il settore ‘auto’ sarà scorporato dal resto delle attività del gruppo. La nuova società si chiamerà ‘Fiat Industrial’ e sarà quotata entro l’anno. Con lo scorporo “i due gruppi potranno diventare leader nei loro settori” ha spiegato l’ad, che ha aggiunto: “Non c’è più ragione di tenere insieme settori con logiche così differenti, quindi il nostro progetto è quello di scorporare l’attività di Iveco, Cnh e Fpt dall’attività dell’auto”.
Inoltre, il gruppo prevede di raddoppiare la produzione di auto in Italia dalle attuali 650mila unità a 1,4 milioni del 2014, ha continuato Marchionne, che su Chrysler ha precisato: “Senza di lei il futuro di Fiat Group Automobiles sarebbe stato diverso. Saremmo stati attori marginali sullo scenario economico. Adesso invece possiamo guardare al futuro in modo diverso”. Insomma, “con il piano 2010-2014 Fiat Group Automobiles raddoppierà i volumi globali di vendita del 2009, raggiungendo i 3,8 milioni di unità nell’anno finale di piano, escludendo le joint ventures”.

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