Vittime della strada: la metà
sono centauri, ciclisti e pedoni

Motociclisti, ciclisti e pedoni. Per loro muoversi sulle strade italiane è molto rischioso. Circa il 50 per cento delle vittime della strada appartengono infatti a quelle che vengono definite utenze deboli. I dati, relativi al 2007, sono stati analizzati nel corso del convegno “Sicurezza Stradale: utenze deboli, soluzioni forti”, organizzato dalla Fondazione Ania per la Sicurezza Stradale e Confindustria Ancma, in occasione di Eicma 2009 – 67° Salone del Ciclo e del Motociclo.
Le statistiche indicano come al vertice della triste classifica della mortalità fra gli utenti deboli della strada figurino i motociclisti. Secondo l’Istat, in Italia, dove circolano più di otto milioni di motoveicoli, gli incidenti in cui sono stati coinvolti mezzi a due ruote sono 91.812 e rappresentano il 21 per cento dell’incidentalità stradale complessiva. Nel 2007, secondo le dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Altero Matteoli, si sono registrati 1.540 morti tra i centauri, che corrispondono al 30 per cento delle vittime complessive sulle strade del nostro Paese. Secondo il Maids, il più aggiornato studio internazionale sull’incidentalità delle due ruote a motore, la maggior parte dei motociclisti viene investita dagli altri utenti della strada.
Non se la passano molto meglio i ciclisti. Infatti, nonostante in Italia la media di spostamenti in bici non sia elevata e sia inferiore alla media europea, nel 2007 ben 352 ciclisti hanno perso la vita in incidenti stradali, mentre altri 14.535 sono rimasti feriti (Fonte Istat – Elaborazione “Il Centauro” Asaps). Tra l’altro, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, quasi il 7 per cento degli arrivi al pronto soccorso per incidente stradale riguarda proprio questa categoria di utenti della strada. Il maggior numero di incidenti (67 per cento) si verifica nel periodo compreso tra maggio e settembre e, in oltre l’80 per cento dei casi, è stato causato da un’auto.
Preoccupante anche la situazione dei pedoni che, dopo i motociclisti, sono la categoria più a rischio tra le utenze deboli della strada: nel 2007 ne sono morti 627 e rimasti feriti 20.525. Non è un caso che il 12,2 per cento dei morti e il 6,3 per cento dei feriti per incidente stradale sia costituito proprio da questa categoria di persone, spesso vittime di comportamenti scorretti da parte degli automobilisti. I dati dimostrano che, all’interno delle 14 più grandi aree urbane del nostro Paese, oltre il 24 per cento dei decessi per incidente stradale riguarda i pedoni. Inoltre, dato ancora più grave, un incidente mortale su tre avviene sulle strisce pedonali.
E proprio le città sono il “teatro” di moltissime tragedie. Le aree urbane del nostro Paese, infatti, hanno un livello di rischio stradale sensibilmente superiore rispetto a quello di Parigi, Londra, Stoccolma o Madrid e sono, in assoluto, le più pericolose d´Europa. Basti pensare che nel 2007 sulle strade delle nostre città si è verificato il 76,6 per cento degli incidenti complessivi – 176.897 sinistri – che hanno causato 238.712 feriti e 2.269 morti.
“Quello delle utenze deboli è un problema serio”, ha dichiarato Umberto Guidoni, segretario generale della Fondazione Ania per la Sicurezza Stradale, “e che denota il grado di inciviltà che riscontriamo sulle strade italiane. Rispettare chi sulla strada non è protetto da un abitacolo o sta attraversando sulle strisce pedonali dà il senso dell’educazione dei conducenti e del livello di cultura stradale di un Paese”.
“La due ruote a motore”, ha affermato Corrado Capelli, presidente di Confindustria Ancma, “sono una risorsa preziosa per il futuro della mobilità. Riduzione dei tempi di percorrenza e decongestionamento del traffico aiuteranno le nostre città a essere più vivibili. Per raggiungere questo obiettivo occorre però aumentare la sicurezza di chi va in moto: migliorare la rete viaria e rendere più consapevoli gli altri utenti della strada sono le priorità dell’immediato futuro”.

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